
Omicidio di via Poma, dopo oltre trent’anni una nuova pista investigativa e due sospettati

Due nuovi filoni d’inchiesta portati avanti dalla Commissione Parlamentare Antimafia e dalla Procura di Roma potrebbero portare a una svolta.
Nei giorni della ricorrenza del Cold case più seguito in Italia, i familiari di Simonetta Cesaroni possono tornare a sperare. Una inchiesta della Commissione Parlamentare Antimafia e un’altra della Procura di Roma potrebbero portare presto ad una svolta, dando così un nome e un volto all’assassino di via Carlo Poma. La prima riguarda i ricatti ed i favori di cui beneficiarono tutti coloro che esclusero dalle indagini dell’epoca due importati uomini delle istituzioni, di cui uno di loro potrebbe essere proprio l’esecutore materiale dell’omicidio della segretaria ventenne uccisa negli uffici degli “Ostelli della Gioventù” il 7 agosto 1990 in via Poma. La seconda, quella dei magistrati di piazzale Clodio che ripartirà proprio dal gruppo sanguigno repertato la sera dopo il delitto, sulla maniglia della porta dell’ufficio dove Simonetta era andata a lavorare quel giorno. Non è stato ancora recapitato alcun avviso di garanzia, ma la Commissione Parlamentare Antimafia, che ha ascoltato Paola Cesaroni – la sorella della vittima -, il suo avvocato Federica Mondani e il giornalista Igor Patruno, considerato la penna più documentata ed esperta sul caso di Simonetta, ha aperto un’inchiesta proprio partendo dai depistaggi. Nell’audizione a Palazzo San Macuto, del 15 luglio scorso, i tre hanno ricostruito la vicenda presentando dei documenti acquisiti dalla Direzione Investigativa Antimafia.