
L’Italia si oppone alle nuove regole UE di accoglienza dei migranti

Il governo italiano rilancia la sua strategia migratoria a Bruxelles, opponendosi con forza a due articoli chiave del nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, destinato a rivoluzionare le regole comunitarie entro il 2026. Il documento riservato inviato dal Viminale alla Commissione Europea contesta l’obbligo di attendere i tempi dei ricorsi giudiziari prima di procedere all’espulsione dei migranti irregolari. Un vincolo che, secondo Roma, metterebbe in seria crisi l’efficacia del sistema di rimpatri.
“Non si può congelare ogni rimpatrio per due settimane o più solo perché un ricorso è possibile”, si legge nella nota redatta dal ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi. Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio fa sapere che la giurisprudenza italiana potrebbe considerare quei termini come “meramente ordinatori”, impedendo di fatto l’attuazione immediata delle espulsioni.
Dietro la presa di posizione italiana, riaffiora la “guerra” di decreti e sentenze che per mesi ha bloccato l’accordo con l’Albania per l’apertura di centri di rimpatrio oltre Adriatico. Gli ostacoli posti dai tribunali italiani hanno impedito a lungo di rendere operativo il progetto, e ora il governo teme che le nuove norme europee possano rafforzare ulteriormente il potere dei giudici nel sospendere le espulsioni.
“Si rischia un blocco continuo dei rimpatri, con decreti destinati a rimanere nel limbo”, avvertono i tecnici di via Arenula. Roma vede in queste norme un freno sistemico, capace di vanificare anni di politiche restrittive messe in campo dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Altro punto critico, secondo il governo italiano, è il previsto obbligo di mutuo riconoscimento delle decisioni di rimpatrio prese da altri Stati UE. Una clausola che rischia di “ritardare o ostacolare l’esecuzione delle espulsioni”, soprattutto in caso di interpretazioni giuridiche differenti tra i Paesi. Se un migrante riceve un ordine di espulsione in Germania, per esempio, gli altri Stati membri dovrebbero accettarlo automaticamente, senza possibilità di valutazioni autonome.
Per l’Italia, ciò rappresenta un ulteriore elemento di confusione giuridica e un rischio per la sovranità decisionale in materia di immigrazione. Da qui la richiesta a Bruxelles di rivedere il testo per evitare un effetto boomerang che rafforzerebbe, ancora una volta, il potere della magistratura a scapito del controllo statale sui flussi migratori.