
Il Masterplan Fiumicino 2046 vale 70 miliardi e 300mila posti di lavoro
Un maxi-piano destinato a cambiare profondamente l’economia italiana, il volto dell’aeroporto di Fiumicino e la posizione strategica dell’intero Paese nei traffici internazionali. Il Masterplan Fiumicino 2046, elaborato da Aeroporti di Roma, non è solo un intervento infrastrutturale da 9 miliardi di euro: rappresenta una leva potenziale da 70 miliardi di valore aggiunto e fino a 300mila nuovi posti di lavoro. A dirlo è un approfondito studio della Luiss che definisce il progetto un nodo vitale per la competitività nazionale. Rinunciare a queste opere, avvertono gli economisti, significherebbe perdere 2 miliardi l’anno in opportunità sfumate e gettito fiscale mancato.
L’obiettivo principale è raddoppiare la capacità dello scalo, portando il Leonardo da Vinci a 100 milioni di passeggeri entro il 2046 con una quarta pista, un nuovo terminal e una serie di infrastrutture complementari. Un hub di questa portata consentirebbe all’Italia di presidiare rotte strategiche tra il Mediterraneo, l’Africa, il Medioriente e il Mercosur, competendo con aeroporti come Istanbul, Doha, Lisbona o Addis Abeba, che negli ultimi anni hanno investito massicciamente per consolidare il loro ruolo internazionale. L’ampliamento non mira soltanto a intercettare il crescente flusso turistico — che a fine anno supererà i 50 milioni di viaggiatori — ma a potenziare tutte le attività logistiche ed energetiche legate al trasporto aereo.
Lo studio del Centro di ricerca “Franco Fontana”, firmato dagli economisti Enzo Peruffo e Alberto Petrucci, sottolinea che gli effetti del Masterplan si sviluppano su più livelli. Nella fase di costruzione, i maggiori benefici ricadranno sui settori dell’edilizia e della fornitura meccanica e digitale. Con l’apertura delle nuove infrastrutture, l’impatto si sposterà su tutte le attività legate alla gestione aeroportuale e al suo indotto. A regime, la fase definita “catalitica” favorirà la nascita di nuove imprese, con una ricaduta particolare su turismo, audiovisivo, farmaceutica e logistica.
Determinante sarà anche il rafforzamento del comparto cargo, oggi non ancora tra i più sviluppati in Italia ma in significativa crescita. Grazie alla partnership tra Ita Airways e Lufthansa, Fiumicino sta già diventando un punto di riferimento per il trasporto di merci che in passato transitavano su gomma verso altri hub europei. Con l’aumento delle rotte, avvertono gli analisti, aumenterà inevitabilmente anche il traffico merci e con esso l’insediamento di nuove aziende nell’area aeroportuale.
Sul piano territoriale, gli effetti previsti sono altrettanto rilevanti. Per il Lazio si parla di un incremento del Pil di 18 miliardi e di oltre 67mila nuovi posti di lavoro; per la provincia di Roma di un valore aggiunto pari a 14 miliardi e 53mila occupati aggiuntivi. Solo il comune di Fiumicino registrerebbe un aumento di circa 13mila posti. Il progetto prevede inoltre interventi di sostenibilità, tra cui la riduzione dell’80 per cento dell’impatto acustico, un parco archeologico ricavato dalla riconfigurazione della pista 1, un people mover interno e la riorganizzazione dell’area hangar.
Per Marco Troncone, amministratore delegato di Adr, il Masterplan è prima di tutto un progetto di sovranità trasportistica e una scelta di politica industriale finalizzata a trasformare l’Italia in una piattaforma di connessione globale. Non solo un’infrastruttura, dunque, ma un volano di innovazione, investimenti e competitività in linea con la posizione geografica del Paese.
L’espansione dell’aeroporto, secondo gli esperti, potrebbe avere una portata simile a quella generata dalla costruzione dell’Autostrada del Sole negli anni Sessanta, favorendo la nascita di nuove filiere produttive e il rafforzamento di quelle già esistenti. Un’opportunità che il sistema Italia, avverte la Luiss, non può permettersi di sprecare.