
Roma, 340 baraccopoli abusive: una bomba ambientale pronta a esplodere

Non c’è solo Monte Mario, a Roma sono centinaia gli accampamenti abusivi che minacciano la sicurezza urbana e l’ambiente. Un contesto dove baracche improvvisate, rifiuti accumulati e impianti elettrici pericolosi rischiano di trasformarsi, da un giorno all’altro, in focolai di incendi devastanti. È quanto accaduto ieri mattina sulla collina romana, dove un rogo violento ha divorato uno degli insediamenti. Le indagini sono in corso, ma l’origine è chiara: materiali infiammabili e degrado diffuso.
Secondo una stima della Polizia Locale, gli accampamenti presenti sul territorio romano sarebbero almeno 340, esclusi i campi rom che condividono lo stesso livello di rischio. Impossibile un censimento preciso: gli insediamenti sono mobili, spostati dagli occupanti o smantellati e poi ricostruiti altrove. Si trovano ovunque: da viale Newton alla Magliana, dal lungotevere sotto Ponte dell’Industria fino a viale Tiziano, passando per piazzale Clodio e perfino l’ex stabilimento Mira Lanza – già colpito da un incendio il 29 maggio.
Nei primi cinque mesi del 2025, la Polizia Locale ha effettuato oltre 4.800 controlli, pianificando interventi con Ama, il Servizio Giardini e i servizi sociali. Ma i sopralluoghi e le bonifiche, pur necessari, non riescono a fermare il ciclo continuo di occupazione e degrado. «Basta poco perché si riformino le baraccopoli, anche nei luoghi appena sgomberati», osservano preoccupati i residenti.
L’emergenza non risparmia neanche il centro storico. Negli ultimi mesi sono comparsi tendopoli e insediamenti a pochi passi dal Colosseo, suscitando lo sdegno dei cittadini e allarmi sulla sicurezza pubblica. In una recente occasione, un giornalista è stato aggredito mentre cercava di documentare la situazione. L’intervento dei carabinieri ha portato allo smantellamento dell’area e all’arresto dei responsabili, ma l’episodio ha acceso i riflettori su un fenomeno che cresce fuori e dentro il raccordo anulare, indistintamente.
L’arrivo dell’estate e delle alte temperature preoccupa ulteriormente. Gli insediamenti, spesso costruiti in aree verdi con vegetazione incolta, diventano vere micce urbane. Elettrodomestici malfunzionanti, collegamenti elettrici artigianali e la presenza di materiali altamente infiammabili rendono questi luoghi estremamente vulnerabili.
La sfida per Roma è enorme: si tratta di garantire sicurezza e decoro senza trascurare l’aspetto umanitario della vicenda. Gli sgomberi, da soli, non bastano. Serve un piano strutturato che combini prevenzione, inclusione sociale e controllo del territorio.