
Tentò di uccidere la moglie con uno stampo per dolci: condannato a 4 anni

È stato condannato a quattro anni di reclusione con il rito abbreviato Vincenzo Mazzenga, l’uomo di 89 anni che lo scorso novembre aveva ridotto in fin di vita la moglie, colpendola ripetutamente alla testa con uno stampo metallico per dolci. L’episodio, avvenuto in un appartamento di via Augusto Marini, nel quartiere romano di Torre Spaccata, aveva scioccato i vicini e mobilitato tempestivamente le forze dell’ordine.
La mattina del 6 novembre 2024, intorno alle 10.30, le urla disperate della donna avevano allertato l’intero condominio. I carabinieri, giunti sul posto dopo la segnalazione dei vicini, trovarono l’anziana riversa a terra in una pozza di sangue, col volto segnato da profonde ferite. Ad aprire la porta era stato lo stesso Mazzenga, tenendo in mano uno stampo metallico a forma di cono, simile a quello usato per i cannoli, appesantito con dei pesi per aumentarne la letalità.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, il primo colpo ha fatto cadere la donna, immobilizzata poco prima. Altri colpi hanno provocato un trauma cranico e ferite profonde. Solo il rapido intervento dei soccorsi ha evitato l’esito peggiore.
Mazzenga ha spiegato in seguito il proprio gesto parlando di un’esasperazione dovuta a continue vessazioni da parte della moglie. La lite, secondo la sua versione, sarebbe scoppiata per un sifone del bagno rotto, presuntamente danneggiato dalla donna. Ma le testimonianze raccolte hanno tracciato un quadro ben diverso.
A smentire l’imputato è stata però soprattutto la figlia della coppia, che ha descritto anni di maltrattamenti e comportamenti violenti del padre. «Un rapporto segnato da prevaricazione e odio unilaterale», ha affermato la legale Licia D’Amico, in rappresentanza dell’associazione Insieme con Marianna, costituitasi parte civile nel processo.
Il giudice ha chiesto e ottenuto una perizia psichiatrica, che ha accertato una parziale riduzione della capacità di intendere e volere, ma non tale da escludere completamente la responsabilità penale. La corte ha quindi stabilito che Mazzenga «sapeva cosa stava facendo» e ha agito con l’intento di uccidere, fallendo solo per il pronto intervento dei vicini.
«È una pronuncia importante, anche se la pena è più bassa di quella che avevamo richiesto», ha dichiarato l’avvocata D’Amico. «Dimostra come la violenza contro le donne non conosca limiti di età, formazione o classe sociale. È trasversale e richiede, oltre alla repressione, una forte prevenzione».