
Scoperta archeologica sulla via Cassia: riemerge una città etrusca

Durante i lavori di scavo per una nuova area di servizio lungo la via Cassia, al km 17,700, è riaffiorato un tesoro archeologico di epoca etrusca, risalente a circa 2600 anni fa. Gli archeologi della Soprintendenza Speciale di Roma si sono trovati di fronte a una scoperta straordinaria: una tomba a camera con corredo funebre intatto, una strada lastricata, una villa rustica e persino una stazione di sosta per viaggiatori dell’epoca.
Questo sito, nascosto fino a oggi sotto uno strato di collina, offre una testimonianza unica delle radici di Roma, mettendo in luce il passato etrusco della città. “È un ritrovamento eccezionale,” ha dichiarato ai media Daniela Porro, responsabile della Soprintendenza, che ha organizzato per domenica un open day per il pubblico, permettendo a tutti di ammirare da vicino i reperti e il contesto in cui sono stati scoperti.
La scoperta più affascinante è senza dubbio la tomba etrusca, risalente al VII secolo a.C., contenente un ricco corredo funerario con vasi, piatti, coppe e crateri di fattura pregiata. Oggetti realizzati con ceramica di impasto bruno tipica dell’epoca, che testimoniano l’importanza sociale della persona sepolta. Questi manufatti non solo rappresentano una testimonianza dell’abilità artigianale etrusca, ma offrono anche uno spaccato sulla vita quotidiana e sulle credenze funerarie di quell’epoca.
Accanto alla tomba, gli archeologi hanno riportato alla luce una strada lastricata che attraversava l’area e collegava la villa rustica a una sorta di stazione di sosta, probabilmente utilizzata da viaggiatori e commercianti. Questa infrastruttura, insieme al complesso termale rinvenuto nei pressi, suggerisce che la zona fosse un punto di riferimento per chi percorreva la via Cassia, offrendo servizi e riposo ai passanti.
Oltre alla tomba e alla stazione di sosta, è emersa una grande villa rustica, probabilmente utilizzata come azienda agricola e residenza padronale. La villa, collegata al sistema viario, era dotata di ambienti destinati alla produzione agricola e, grazie alla presenza di un complesso termale, anche al benessere e al riposo. Secondo gli archeologi, la villa potrebbe aver rappresentato una “mansio”, una sosta obbligata lungo il percorso per viaggiatori e mercanti.
In occasione dell’open day del 17 novembre, la Soprintendenza aprirà il sito ai visitatori, offrendo la possibilità di esplorare un pezzo di storia ancora intatto. Il ritrovamento contribuisce a valorizzare il patrimonio storico dell’area romana, ricordando le radici etrusche della città e la complessità delle strutture sociali e produttive dell’epoca. Questa scoperta non solo arricchisce la conoscenza del passato di Roma, ma pone anche l’attenzione sull’importanza della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico nascosto sotto il suolo italiano.