
Roma, Kaufmann è accusato di aver ucciso Anastasia nel sonno
Nuovi sviluppi nell’inchiesta sul duplice omicidio avvenuto a Villa Pamphilj lo scorso giugno. A Francis Kaufmann, 46enne californiano già estradato dalla Grecia e detenuto a Rebibbia per la morte della figlia di appena undici mesi, è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare. Le analisi istologiche hanno infatti confermato che anche la compagna Anastasia Trofimova, 28 anni, è stata uccisa per asfissia violenta. Secondo la Procura, l’uomo — che da anni si faceva chiamare Rexal Ford — l’avrebbe soffocata nel sonno accanto alla figlia e successivamente trascinato il corpo tra i cespugli del parco, dove venne ritrovato il 7 giugno.
Gli inquirenti ipotizzano che dopo aver eliminato la compagna, Kaufmann abbia strangolato la bambina pochi giorni più tardi. Diverse testimonianze lo collocano nell’area di Villa Pamphilj nei giorni immediatamente precedenti al ritrovamento dei cadaveri, spesso segnalato per atteggiamenti sospetti con la piccola. L’ultima volta, il 5 giugno, Anastasia era già morta. Subito dopo la scoperta dei corpi, l’uomo è fuggito in Grecia, dove è stato arrestato a Skiathos prima che riuscisse a spostarsi ulteriormente. A incastrarlo, oltre ai risultati medico-legali, sono stati i segni di trascinamento rinvenuti sul corpo della giovane siberiana. «Gli elementi raccolti confermano una dinamica di efferata violenza», sottolineano gli inquirenti.
Ora la procedura richiede l’estensione del mandato di arresto europeo anche per l’omicidio di Anastasia. Sarà la Grecia, dove Kaufmann fu catturato, a decidere se concedere il consenso per un processo in Italia. La Procura romana, guidata dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dal pm Antonio Verdi, chiederà probabilmente il rito immediato. Kaufmann, che già in passato ha rifiutato di rispondere agli interrogatori negando la morte della compagna, dovrebbe essere sentito nei prossimi giorni. A difenderlo c’è l’avvocato Paolo Foti, lo stesso legale di Mark Samson, detenuto per l’omicidio di Ilaria Sula.
Il 46enne, che si presentava come regista sotto falso nome, avrebbe persino beneficiato di contributi pubblici del Ministero della Cultura per film mai realizzati. Durante il volo di estradizione dalla Grecia, a bordo di un Falcon dell’Aeronautica, ha dato in escandescenze, minacciando gli agenti e accusandoli di violenze. All’arrivo a Ciampino è stato portato prima al Policlinico Tor Vergata e poi in carcere a Rebibbia, dove ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.