
Omicidio di Fregene, si allarga l’inchiesta: c’è l’ipotesi di un complice

L’ombra di un complice si allunga sull’efferato omicidio di Stefania Camboni, la 58enne trovata senza vita nella sua villetta di Fregene lo scorso venerdì. Giada Crescenzi, la compagna 31enne del figlio della vittima, resta la principale indagata dalla Procura di Civitavecchia, ma gli inquirenti non escludono che possa non aver agito da sola.
Secondo quanto emerge dall’ordinanza del gip Viviana Petrocelli, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per la Crescenzi per il pericolo di inquinamento delle prove, «potrebbe aver agito in concorso con altri allo stato non ancora individuati». A destare sospetti è anche il mancato accertamento dell’ora precisa del decesso della Camboni.
La posizione del compagno, Francesco Violoni, figlio della vittima e al momento non indagato, presenta delle zone d’ombra. Nonostante ciò, il gip sottolinea che la questione «non scalfisce il ruolo centrale e attivo ricostruito a carico dell’indagata», precisando che l’ipotesi di un concorso di persone dovrà essere vagliata attentamente dal pubblico ministero nel corso delle indagini.
Venerdì prossimo, gli investigatori dei Carabinieri della compagnia di Ostia, del Nucleo investigativo e della sezione rilievi faranno ritorno nella villetta di via Santa Teresa di Gallura per eseguire una serie di accertamenti. Saranno presenti anche i consulenti nominati dai legali delle parti.
Le indagini si preannunciano complesse e richiederanno tempo, data la molteplicità degli aspetti da chiarire, non solo a livello tecnico-scientifico. L’ex compagno della vittima, residente a Milano, con cui la Camboni aveva avuto una relazione dopo la morte del marito, ha fornito un alibi per la notte dell’omicidio, così come il fratello di Francesco Violoni.
La versione fornita dalla Crescenzi non ha convinto il gip, apparendo «inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri». Tra questi, le ricerche online sospette effettuate in prossimità dell’omicidio, le tracce ematiche lavate rinvenute sulle sue scarpe e in diverse stanze della casa, inclusa la sua.
A rendere la situazione ancora più intricata sono le discordanze emerse nei racconti iniziali dei due fidanzati. Il sangue che Violoni afferma di non aver visto, in contrasto con le ciabatte sporche di sangue della Crescenzi. E poi la loro improvvisa convivenza con la vittima, giustificata dalla «stretta necessità di trovare un alloggio essendo rimasti di fatto privi di una soluzione abitativa a causa di una truffa per l’affitto di un immobile», come annota il gip. Un evento che aveva spinto Violoni a riallacciare i rapporti con la madre dopo oltre un anno e mezzo di silenzio.
Il quadro si complica ulteriormente con il racconto del figlio riguardo alla decisione della madre di interrompere autonomamente la terapia psichiatrica, episodio che avrebbe portato a momenti di aggressività nei suoi confronti e alla precedente interruzione dei rapporti, poi ripresi per necessità.
«Appare allora assai curiosa la ricostruzione sui rapporti all’interno dell’abitazione atteso che entrambi hanno negato tensioni significative se non quelle legate alla ordinaria convivenza», sottolinea il gip, a fronte del racconto del figlio di un sentimento di gelosia tra la compagna e la madre.
La vittima è stata trovata a terra, coperta da lenzuoli e cuscini, ma le ferite da arma da taglio sul materasso suggeriscono che sia stata aggredita lì e poi spostata. Nessun vicino ha udito nulla, così come la Crescenzi, che asserisce di aver dormito profondamente a causa dei sonniferi. Gli inquirenti stanno anche valutando l’ipotesi di una possibile sedazione della vittima, alla luce delle ricerche effettuate sul telefono dell’indagata relative agli effetti di intossicazione da psicofarmaci.
Un ulteriore elemento che desta interrogativi è il comportamento della coppia dopo il ritrovamento del cadavere: invece di allertare immediatamente i soccorsi, i due fidanzati hanno percorso a piedi 1,6 chilometri per recarsi alla stazione dei Carabinieri, lasciando il corpo della madre di lui, martoriato da oltre 30 coltellate, sul pavimento.