
Omicidio di Angelina Soares a Ostia, la svolta in aula
L’omicidio di Angelina Soares De Souza, morta dopo una caduta dal quarto piano in via Mario Fasan a Ostia nella notte tra il 3 e il 4 aprile 2024, torna davanti alla Corte d’assise con un colpo di scena destinato a cambiare il quadro probatorio. La vittima, secondo la prima ricostruzione, sarebbe stata spinta dall’allora compagno, Dorin Nemtelea. Oggi, invece, la versione al centro del processo appare diversa: Angelina sarebbe stata calata dalla finestra nel tentativo, disperato e sconsiderato, di svegliare il pusher addormentato al piano di sotto. A rivelarlo sono state le testimonianze di due collaboratori di giustizia legati al clan Spada. La pm Eleonora Fini ha chiesto per l’imputato una condanna a 15 anni di carcere.
La svolta arriva nel corso delle udienze grazie ai racconti di due fratelli-pusher arrestati pochi mesi dopo i fatti nell’ambito di un’operazione della polizia del X Distretto. Secondo quanto riferito, l’appartamento del quarto piano dove vivevano Nemtelea e Soares fungeva da deposito di droga per conto del clan Spada. La sostanza veniva poi ceduta al piano di sotto, nell’abitazione dell’anziano Dario Trombetta, soprannominato “il Gallina”, ex attore e figura nota a Ostia, deceduto nel frattempo.
La notte del 3 aprile, Nemtelea era di turno insieme a Enrico Spada per gestire la vendita al terzo piano. Dopo una lite con la compagna, sarebbe tornato nella loro abitazione trovando però la porta del piano inferiore chiusa dall’interno: Spada si era addormentato impedendo lo smercio e lasciando Nemtelea terrorizzato da possibili ritorsioni. L’uomo, dopo aver tentato invano di svegliarlo bussando e urlando, avrebbe quindi calato Angelina dalla finestra per raggiungere il balcone sottostante. La donna sarebbe però scivolata su una tenda e precipitata in strada.
In aula è emersa un’omertà diffusa tra coloro che la notte del delitto erano presenti nell’appartamento. Una donna, ascoltata in qualità di testimone, ha negato di essersi trovata nella casa al momento della caduta, ma la pm ha definito la sua versione falsa e ha preannunciato una richiesta di stralcio per falsa testimonianza. Nemtelea, intanto, aveva chiamato i soccorsi con 20 minuti di ritardo, dichiarando di trovarsi al terzo piano e di aver soltanto sentito un tonfo. Una telecamera di strada ha ripreso la caduta, ma non l’esatta provenienza della finestra da cui la vittima è precipitata.
Per la pm Fini si tratta di omicidio volontario con dolo eventuale: Nemtelea «aveva previsto la possibilità della caduta, ma l’ha accettata pur di raggiungere il terzo piano». Da qui la richiesta di una pena a 15 anni. Diversa la posizione della difesa: l’avvocato Andrea Palmiero ha chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove o, in subordine, la riqualificazione del reato in omicidio colposo, sostenendo che la morte sia stata una tragica conseguenza di un gesto imprudente e non di un’intenzione omicida.
Ora la parola passa alla Corte d’assise, che dovrà valutare una dinamica ancora segnata da silenzi, riscontri parziali e una realtà criminale che continua a fare da sfondo a una vicenda drammatica e complessa.
M.M.