Morte dopo liposuzione a Roma, tre indagati: si cerca la verità

14/06/2025

Tre ore. È questo l’intervallo di tempo su cui si concentrano le indagini sulla morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, 46enne ecuadoregna residente a Genova, deceduta a Roma il 15 giugno scorso dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione in uno studio privato a Primavalle. Arrivata in buone condizioni di salute, Ana è stata operata dal chirurgo peruviano Jose Lizarraga Picciotti. L’intervento è cominciato alle 17.13; alle 20.10 la donna è stata portata in arresto cardiaco al Policlinico Umberto I, dove è morta poco dopo. Ora il medico, l’anestesista e un’infermiera sono indagati per omicidio colposo. L’ipotesi di omissione di soccorso non è esclusa.

“Siamo partiti con un messaggio su WhatsApp inviato al figlio della vittima: ‘Mamma è appena entrata’”, raccontano le avvocate Lina Armonia e Tatiana Currelli, legali del compagno della donna. Il messaggio è delle 17.13. Poco dopo le 18, l’uomo ha visto la compagna priva di sensi, attaccata all’ossigeno e senza alcun intervento di emergenza in atto.

A sollevare i sospetti maggiori è proprio la gestione dei soccorsi. Nessuno del personale presente ha chiamato il 118, optando invece per un’ambulanza privata. Non c’era un defibrillatore nello studio e, secondo il compagno di Ana, gli operatori dell’ambulanza tentavano di rianimarla manualmente. A bordo del mezzo è salito solo l’anestesista, che ha poi scelto di condurre la paziente non al vicino San Filippo Neri o Gemelli (a circa 6 minuti), ma al più distante Umberto I, dove la donna è arrivata oltre due ore dopo l’inizio dell’operazione.

La Procura di Roma ha disposto l’autopsia affidata al medico legale del Gemelli per capire se un intervento tempestivo avrebbe potuto salvare la donna. Intanto, martedì prossimo è previsto un nuovo sopralluogo nello studio medico sequestrato, da cui sono già sparite alcune cartelle cliniche.

Ana non era sola. Con lei c’era un’amica, anche lei ecuadoregna e residente a Genova, che si era rivolta allo stesso chirurgo per un altro intervento estetico, eseguito poche ore prima. “È tornata a casa sana e salva, mentre Ana tornerà in un carro funebre”, ha detto una fonte investigativa. La donna verrà ascoltata dagli inquirenti per ricostruire le condizioni operative dello studio.

Intanto, la presidente della Società Italiana di Anestesia, Elena Bignami, ha dichiarato: “La sicurezza nella chirurgia estetica non è un’opzione. La liposuzione è una procedura ad alto rischio, che deve essere eseguita in strutture autorizzate e con personale qualificato”. Le indagini cercheranno ora di capire se i protocolli di sicurezza siano stati rispettati e se sia stato compiuto ogni sforzo possibile per salvare la vita di Ana Sergia.

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