Molestie sessuali al Concertone: arrestati tre tunisini

03/05/2025

Un evento di musica e di festa si è trasformato in un incubo per Lucia (il nome è di fantasia), una giovane donna di 25 anni. Originaria di Caserta, era venuta a Roma con un’amica per godersi una giornata di svago e assistere in piazza San Giovanni al Concertone del Primo Maggio, ma è finita per essere la vittima di molestie sessuali.

«Sono stati pochi minuti che mi sono sembrati una vita», racconta, ancora scossa. La ragazza ricorda con terrore di essere stata accerchiata e palpeggiata da tre giovani, identificati successivamente come tunisini iscritti all’Università, che alloggiano in uno studentato della Capitale. «Ero pietrificata e non riuscivo a difendermi. Se non fosse intervenuta la mia amica, non so come sarebbe finita», ammette, visibilmente provata dal ricordo. L’intervento della sua amica, Sonia, che ha urlato per attirare l’attenzione e far allontanare gli aggressori, ha permesso di fermare l’assalto e dare l’allarme alla polizia.

Un incubo che, come Lucia stessa confessa, ha riaperto vecchie ferite. «A sei anni sono stata violentata», racconta con la voce rotta. «Ripercorrere quei momenti è stato un dolore indescrivibile», aggiunge, spiegando che l’aggressione l’ha fatta piombare nel terrore. «Non riuscivo a dire e fare nulla. È stato sconvolgente perché mi ha fatto tornare a quando ero piccola», aggiunge con le lacrime agli occhi.

La vicenda si è svolta nella calca della piazza San Giovanni in Laterano, dove circa 200.000 persone si stavano divertendo al Concertone del Primo Maggio. Lucia e Sonia, due studentesse lavoratrici, avevano deciso di partecipare a quell’evento come unica occasione di svago, ma non avrebbero mai immaginato che quella giornata sarebbe stata rovinata così brutalmente.

La vittima descrive l’attacco come «un incubo che ha trasformato quella che doveva essere una giornata di festa in un trauma». Dopo l’assalto, i tre aggressori hanno minacciato Sonia, che con coraggio è riuscita a richiamare l’attenzione degli agenti, portando al loro arresto. «Mi hanno detto di stare zitta e di farmi gli affari miei», ricorda Sonia, visibilmente scossa, ma anche determinata a non restare in silenzio.

I tre uomini, tutti nordafricani tra i 22 e i 24 anni, sono stati arrestati dalla polizia e processati per direttissima il giorno successivo. In aula, hanno negato le accuse, fornendo versioni confuse degli eventi, che l’accusa ha trovato incoerenti. A seguito della convalida dell’arresto, i giudici hanno imposto l’obbligo di firma quotidiana ai tre uomini, con l’accusa di violenza sessuale di gruppo.

Nonostante il processo, Maria sa che la sofferenza emotiva che ha vissuto non potrà essere cancellata facilmente. «È stata una giornata infernale. Non so se mai mi riprenderò», dice la giovane, mentre lascia Roma per tornare a casa. «Quei volti non si scordano facilmente», ammette, con uno sguardo che tradisce il peso del trauma.

Il caso solleva nuovamente il problema della violenza sulle donne, un tema drammaticamente attuale e mai risolto. La testimonianza di Maria non è solo una denuncia di un abuso subito, ma anche un grido di allarme per tutte le donne che, come lei, vivono quotidianamente sotto la minaccia della violenza, fisica e psicologica, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

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