
La compagna invalida non vuole sposarlo, lui la prende a calci e pugni

Una storia di terrore quotidiano, consumata tra le mura domestiche, e culminata con un processo che ora porta in aula un uomo accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni della compagna. La vittima, una 45enne con disabilità fisiche causate da un ictus, è sopravvissuta a mesi di abusi da parte del suo convivente, un 41enne di origini algerine, oggi detenuto a Regina Coeli.
L’imputato avrebbe iniziato a vessare la donna nei primi mesi del 2023, alternando insulti quotidiani, minacce di morte e violenze fisiche gravi, fino a tentare di forzarla a un matrimonio finalizzato alla regolarizzazione della propria posizione in Italia. Tra gli epiteti ripetuti ogni giorno, secondo quanto riportato negli atti del processo: «invalida di m…», «t…», e poi minacce agghiaccianti come «Ti faccio a pezzettini, ti metto in una valigia e ti spedisco a Milano da tua sorella».
La donna – identificata con il nome di fantasia Giovanna – ha raccontato agli inquirenti una lunga sequenza di violenze fisiche e psicologiche, scatenate spesso dal ritorno a casa del compagno in stato di alterazione da stupefacenti. A marzo 2023, la prima aggressione: l’uomo le avrebbe messo le mani al collo, provocandole una crisi epilettica. Il giorno seguente l’avrebbe scaraventata contro il muro del bagno. E a giugno l’avrebbe colpita con uno schiaffo in volto per essersi rifiutata di sposarlo.
«Lo vedi questo pugno? Te ne do uno e ti lascio secca qui», avrebbe detto durante un’aggressione. L’escalation di violenza ha raggiunto l’apice a ottobre, quando la donna ha perso i sensi dopo essere stata presa a pugni in testa e calci nello stomaco. In un altro episodio, il 41enne avrebbe puntato un coltello contro il suo addome, ribadendo che l’avrebbe uccisa se non avesse acconsentito al matrimonio. Dopo quell’episodio, Giovanna ha trovato la forza di chiamare la polizia. Ricoverata in pronto soccorso, le furono diagnosticate lesioni guaribili in dieci giorni.
Nonostante le denunce, l’uomo ha continuato a perseguitare la vittima, come emerso dal capo d’imputazione. In un’occasione, venuto a sapere che Giovanna si era confidata con un’amica, ha scritto messaggi inquietanti: «Ti taglio la gola mentre dormi». Le ha inviato una foto con una pistola, accompagnata dalla frase «Volevi questo? Ora vengo e vi faccio fuori». La persecuzione non si è fermata nemmeno quando la donna si è rifugiata presso una casa di frati, dove svolgeva attività di volontariato: l’uomo si sarebbe presentato all’ingresso con un bastone, pronto ad aggredirla.
Il processo, ora in corso a Roma, punta a fare giustizia per una vicenda emblematica, che unisce violenza di genere, abuso su persona disabile e strumentalizzazione affettiva per interessi personali. La speranza è che la verità giudiziaria possa finalmente garantire alla vittima quella protezione e dignità che per troppo tempo le sono state negate.