
Juve-Roma: per i giallorossi di Gasperini è l’esame di maturità
Ci sono partite che non hanno bisogno di presentazioni, perché portano con sé un carico di memoria, rivalità e aspettative che attraversa le generazioni. Juve-Roma è una di queste. La notte che attende i giallorossi allo Stadium non è soltanto una tappa di campionato, ma uno snodo emotivo e sportivo che dice molto del presente e forse qualcosa del futuro. Per quello che vale oggi in classifica e per ciò che ha rappresentato negli anni Ottanta per intere generazioni di tifosi, questa sfida si racconta da sola. Ancora di più in una vigilia natalizia che assomiglia poco a una notte di festa e molto a un esame da non fallire, soprattutto per la Juventus, ma anche per una Roma che guarda la graduatoria con crescente interesse.
Sulla panchina bianconera c’è l’ex più discusso, Luciano Spalletti, pronto a giocare uno scherzo che avrebbe il sapore della beffa. Non è Halloween, ma il clima resta quello delle grandi occasioni. La classifica strizza l’occhio ai giallorossi e allo stesso tempo mette pressione alla Juve, che rischierebbe di scivolare a meno sette. Un risultato che peserebbe come un macigno. Ma anche per la Roma la posta è altissima. L’ambiente ha scelto una linea prudente, godendosi i progressi di Soulé e compagni senza voli pindarici, ma è inevitabile leggere i numeri. Un successo a Torino aprirebbe scenari inattesi e forse cambierebbe anche qualcosa sul mercato, pur dentro linee guida che Gasperini ha già tracciato e che il club sembra intenzionato a seguire.
Il problema, per i giallorossi, è che ogni tentativo di salto in avanti in questa stagione si è trasformato in una caduta all’indietro. A Milano contro il Milan, all’Olimpico con Inter e Napoli, la Roma ha sempre perso contro chi la precedeva in classifica, con l’unica eccezione del derby vinto contro la Lazio alla seconda giornata. Gasperini però insiste sul peso degli episodi. Il rigore fallito da Dybala, l’intervento al limite di Rrahmani su Koné, l’occasione sprecata da Dovbyk con Sommer fuori causa: dettagli che avrebbero potuto cambiare il destino di quelle partite. Domani sera la Roma ci riprova, consapevole di avere negli scontri diretti il suo vero tallone d’Achille degli ultimi anni.
I numeri sono impietosi. Negli ultimi tre campionati i giallorossi sono ultimi per punti ottenuti contro le big, anche considerando una gara in meno. Tre anni non sono un caso isolato, ma un segnale strutturale. A questo si aggiunge il rendimento allo Stadium: tredici sconfitte, due pareggi e una sola vittoria, arrivata nell’era Covid all’ultima giornata con una Juventus già campione. Un dato che diventa ancora più pesante se si allarga lo sguardo agli ultimi dieci incroci complessivi: una sola vittoria romanista, firmata Mancini. Una sorta di sortilegio che oggi si prova ad affidare alle mani di Gasperini, dipinto come uno stregone nel murales della Garbatella e chiamato a dimostrare che anche i tabù possono cadere.
Non è un caso che l’Atalanta di Gasperini sia sul podio della classifica degli scontri diretti: la pressione, per il tecnico di Grugliasco, è un dettaglio che scivola via. A Torino la Roma si presenta con la miglior difesa europea, appena otto gol subiti, a compensare un attacco che vive ancora di ricerca e soluzioni estemporanee. A Gasperini potrebbe bastare anche un solo gol, in attesa di gennaio, quando il mercato potrebbe regalare rinforzi come Raspadori e Zirkzee. Per ora si punta sul cinismo di una squadra che ha trasformato 16 gol in 30 punti, una resa unica nel panorama europeo.
La difesa dovrà fare a meno di Ndicka, ma ritroverà Celik. In mezzo al campo il nuovo assetto prevede Wesley, Cristante, Koné e Rensch, mentre davanti spazio a Soulé e Pellegrini. Ferguson sembra in vantaggio su Dybala, che continua a rincorrere. Al di là della volontà della Joya di restare a Roma almeno fino a giugno, il presente racconta altro. Con Gasperini il principio è chiaro: «stai bene, giochi. Se non corri come gli altri, resti fuori». Se l’irlandese dovesse partire ancora titolare, per Dybala sarebbe la quinta panchina consecutiva. Anche questo, a suo modo, un record.