
Il Lazio guida la space economy italiana tra industria e ricerca
Il successo del lancio del Vega C dal centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese, non è soltanto una buona notizia per l’Europa e per la cooperazione internazionale nello spazio, ma rappresenta soprattutto una conferma del ruolo centrale del Lazio nell’economia spaziale italiana. Alle 18:21 di Roma, il lanciatore ha portato con successo in orbita un satellite del Kari, l’istituto di ricerca aerospaziale sudcoreano, utilizzando una tecnologia sviluppata e prodotta a Colleferro, nel cuore della valle del Sacco.
A realizzare Vega C è Avio, gruppo laziale dell’aerospazio guidato da Giulio Ranzo, reduce da un aumento di capitale da 400 milioni di euro. Risorse che serviranno in gran parte a sostenere l’espansione negli Stati Uniti, ma anche a modernizzare lo storico impianto industriale nel Lazio. Avio è uno dei pilastri di un ecosistema che conta circa 300 aziende tra grandi multinazionali, imprese innovative e startup, facendo della regione il principale polo aerospaziale italiano.
I numeri raccontano una crescita strutturale. Secondo i dati Istat e Asi riferiti al 2021, l’economia dello spazio in Italia generava 8 miliardi di produzione, 2 miliardi di valore aggiunto al Pil e occupava circa 23mila addetti. Di questi, quasi la metà del valore aggiunto, circa 800 milioni di euro, era concentrata nel Lazio, che allora contava 8mila lavoratori del comparto. Oggi il quadro è ulteriormente migliorato: tra Roma e le altre province laziali gli addetti sono saliti a circa 23mila e le imprese del settore contribuiscono all’export regionale per quasi 2 miliardi di euro.
La produttività è uno degli elementi distintivi del comparto. Ogni addetto genera in media quasi 85mila euro di valore aggiunto, il 65% in più rispetto alla media nazionale. Un settore fortemente internazionalizzato, nel quale circa il 90% del valore aggiunto è prodotto da imprese appartenenti a gruppi multinazionali. In questo contesto, il Lazio mantiene un vantaggio competitivo netto rispetto ad altre regioni come Piemonte e Lombardia, che pur vantando realtà industriali importanti restano dietro per contributo complessivo al Pil.
«Lo spazio è un settore di eccellenza e di traino per l’economia italiana. Nel Lazio c’è una filiera completa dello spazio», spiega Augusto Cramarossa, responsabile dell’Ufficio coordinamento strategico dell’Agenzia spaziale italiana. «Qui convivono progettazione, costruzione dei satelliti, ricerca, università, tecnologie e capitale umano».
La Regione e il Governo puntano a consolidare questo primato. Sono stati avviati bandi per 110 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Step per le tecnologie strategiche, mentre la riprogrammazione dei fondi di coesione individua proprio l’aerospazio come settore prioritario, anche in linea con le scelte di Bruxelles su sicurezza e difesa. Fondamentali anche gli investimenti del Pnrr, che hanno portato alla realizzazione di una smart factory a Roma per la produzione automatizzata di satelliti, pensata in particolare per le costellazioni.
Accanto all’industria cresce l’innovazione. Nel Lazio opera uno dei Business Incubation Center dell’Esa dedicati alle startup spaziali, sostenuto da Asi e Regione, che favorisce il trasferimento tecnologico dalla ricerca all’impresa. Sullo sfondo c’è anche il cantiere normativo, con la nuova legge italiana sulla space economy e il futuro Eu Space Act.
«Abbiamo una filiera completa, che integra manifattura, servizi e applicazioni basate sui dati spaziali», sottolinea ancora Cramarossa. «Questo si riflette in una produttività più alta, in una maggiore capacità di esportare e in un livello di istruzione superiore degli addetti».
Il 2026 segnerà un passaggio simbolico e strategico: Roma metropolitana diventerà capitale europea del trasporto spaziale, con i lanciatori Ariane e Vega al centro delle strategie continentali. Un ritorno al futuro che affonda le radici nella storia: il 16 dicembre ricorre l’anniversario del lancio del satellite San Marco, che nel 1964 rese l’Italia il terzo Paese al mondo a mettere in orbita un satellite nazionale. Sessant’anni dopo, lo spazio non è più solo una frontiera scientifica, ma un asse centrale dell’economia reale, con il Lazio e Roma protagonisti.