
E’ allerta sicurezza al Ghetto ebraico per il conflitto Iran-Israele

L’escalation in Medio Oriente fa tremare anche Roma, dove da mesi la comunità ebraica vive sotto una sorveglianza rafforzata. L’attacco aereo avvenuto a Teheran, attribuito a Israele, ha spinto il Viminale ad aggiornare e intensificare le misure di sicurezza nei pressi degli obiettivi sensibili della Capitale, come l’ambasciata israeliana, il Museo ebraico, la sinagoga e l’ex ghetto. La risposta delle autorità è stata rapida, sull’onda di un protocollo ormai ben collaudato fin dal 7 ottobre 2023, quando ebbe inizio il conflitto tra Israele e Hamas.
A seguito dell’attacco, il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha contattato personalmente Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica romana, per esprimere vicinanza e garantire la prontezza delle istituzioni. “Ho sentito Fadlun per condividere le preoccupazioni relative all’escalation in corso in Iran, rassicurandolo circa il massimo impegno mio personale e dell’intero sistema della sicurezza della Capitale”, ha dichiarato Giannini. Durante una riunione a Palazzo Valentini, con la partecipazione del direttore della Direzione centrale della polizia di prevenzione, si è deciso di elevare ulteriormente il livello di vigilanza.
La sorveglianza si concentra non solo su siti ebraici, ma anche su luoghi religiosi musulmani, occidentali e italiani, ritenuti potenzialmente esposti a eventuali ritorsioni. “Siamo costantemente attenti all’evoluzione della situazione e pronti ad adottare ogni misura necessaria”, ha aggiunto il prefetto.
Nel frattempo, come misura preventiva, Israele ha disposto la chiusura temporanea delle sue ambasciate nel mondo, compresa quella di Roma. “Le missioni israeliane e i servizi consolari non saranno forniti”, ha comunicato il ministero degli Esteri di Gerusalemme. “Siamo chiusi, ma contiamo di riaprire la prossima settimana”, ha detto l’ambasciatore Jonathan Peled, insediatosi a Roma nel 2024. “Ringraziamo le forze dell’ordine italiane per la pronta assistenza”, ha aggiunto.
La Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha evidenziato che “l’Iran e i suoi alleati coordinano e finanziano cellule del terrorismo anche nei Paesi occidentali”. Per questo, pur senza creare allarmismo, si mantiene altissima l’attenzione, soprattutto in occasione di eventi pubblici come il Roma Pride.
Roma, da settimane, è anche teatro di incontri diplomatici riservati tra rappresentanti degli Stati Uniti e dell’Iran, legati ai negoziati sul programma nucleare iraniano. In questo clima già teso, l’episodio di Teheran ha riportato in primo piano il rischio che anche in Italia, e in particolare nella Capitale, si possano verificare azioni ostili ispirate o coordinate da attori esterni.
Il monitoraggio degli ambienti a rischio radicalizzazione prosegue senza sosta, con aggiornamenti periodici sui target sensibili. Roma, nodo nevralgico delle relazioni diplomatiche internazionali, rimane sotto osservazione, con una macchina di sicurezza allertata e pronta a intervenire.