
Condannato il netturbino che drogava e stuprava le vittime: 9 anni e 10 mesi
Ubaldo Manuali, 61 anni, conosciuto nel suo paese come il “Keanu Reeves di Riano” per il suo aspetto e soprannome tra conoscenti, è stato condannato in secondo grado a 9 anni e 10 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata e diffusione illecita di immagini esplicite. La Corte d’appello di Roma ha confermato integralmente la sentenza pronunciata dal tribunale di Viterbo, chiudendo il secondo capitolo giudiziario di una vicenda che ha profondamente scosso tre comunità del Lazio: Capranica, Riano e Mazzano Romano. Gli episodi accertati risalgono al periodo compreso tra il settembre 2022 e il gennaio 2023, ma l’uomo resta indagato anche per altre presunte aggressioni.
La prima denuncia era arrivata dopo che una delle vittime, sospettando di essere stata abusata, si era recata all’ospedale San Pietro a Roma. La donna aveva conosciuto Manuali sui social nel 2020, instaurando con lui un rapporto di amicizia che negli anni era diventato più frequente. In un momento personale difficile, l’uomo le era stato vicino e si era proposto come presenza di supporto. Nel 2023 si erano incontrati per una cena a casa della donna. Secondo il suo racconto, dopo aver bevuto un bicchiere di vino era crollata in uno stato di incoscienza. Al risveglio, aveva trovato Manuali nel suo letto. «Ti sei sentita male, non volevo lasciarti sola», le avrebbe detto l’uomo, nonostante fosse svestito. Gli esami del sangue avevano rivelato la presenza di benzodiazepine, farmaci sedativi ipnotici: da lì era partita la denuncia.
La perquisizione nell’abitazione del netturbino aveva permesso agli investigatori di sequestrare medicinali compatibili con la sedazione riscontrata e lo smartphone dell’uomo. All’interno, una quantità enorme di materiale: chat compromettenti, video e fotografie delle violenze, tutte ai danni di donne incoscienti. In una cartella erano stati trovati i file relativi ad altre potenziali vittime, riprese mentre venivano abusate senza possibilità di reagire. Alcune di quelle immagini erano state inviate da Manuali ad amici, accompagnate da commenti volgari. A incastrarlo ulteriormente c’erano anche le conversazioni con le donne, in cui forniva spiegazioni confuse o inverosimili di fronte alle domande sulle notti in cui loro dichiaravano di non ricordare nulla.
Il 61enne era stato arrestato nel settembre del 2023, trovato a casa di un’altra donna che aveva iniziato a frequentare. Trasferito a Regina Coeli, ha sempre sostenuto la propria innocenza. «Erano tutte consenzienti, ho sessant’anni, non ho bisogno di fare certe cose. L’unica stupidaggine è stata fare i video», ha detto in aula. Ha provato a giustificare la somministrazione di farmaci sostenendo di aver solo offerto una compressa prescritta a lui dopo un incidente, mentre una delle donne, secondo la sua versione, sarebbe stata semplicemente “molto stanca”. Versioni respinte dai giudici, che hanno ritenuto provato l’uso di sedativi per rendere le vittime incapaci di opporsi, oltre alla consapevolezza dell’imputato nell’approfittarne e documentare tutto.
La conferma della condanna in appello rafforza il quadro accusatorio, mentre le indagini su altri episodi segnalati proseguono. L’uomo potrebbe dover rispondere di ulteriori violenze se emergeranno nuovi elementi. La sentenza rappresenta intanto un punto fermo per le tre vittime già riconosciute, e un monito su casi in cui la fiducia instaurata online viene trasformata in arma di manipolazione e abuso.
M.M.