
Caso-Denisa Adas: la madre indagata per false informazioni al pm

Si infittisce il mistero attorno alla scomparsa di Denisa Maria Adas, la 30enne escort rumena residente a Roma e svanita nel nulla da un residence di via Ferrucci a Prato nella notte tra giovedì e venerdì scorso. A una settimana dalla sua sparizione, la Procura di Prato ha iscritto nel registro degli indagati la madre della donna, Maria Cristina Paun, 49 anni, con l’accusa di false informazioni al pubblico ministero.
Gli inquirenti, guidati dal procuratore capo Luca Tescaroli, nutrono seri dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni rese dalla madre. Secondo quanto emerso, la Paun avrebbe confidato ad alcune amiche una versione differente rispetto a quella fornita agli investigatori. Mentre al Corriere Fiorentino, mercoledì scorso, aveva dichiarato: “Non abbiamo assolutamente idea di cosa sia successo, non abbiamo sospetti reali, non abbiamo risposte”, pare che privatamente avesse espresso timori ben precisi.
Infatti, la donna avrebbe rivelato alle amiche che la figlia sarebbe stata vittima di un rapimento da parte di un gruppo di connazionali con l’intenzione di sfruttarla. Un elemento ancora più inquietante è il presunto coinvolgimento di un avvocato, il quale avrebbe rassicurato la madre sulla sorte di Denisa, affermando che la figlia fosse viva, sebbene ferita, e promettendo il suo aiuto per ritrovarla. La Procura sta ora vagliando attentamente questa nuova pista e il ruolo del legale.
Le indagini avevano subito una prima accelerazione mercoledì scorso, a sette giorni dalla scomparsa, con ricerche effettuate in un laghetto vicino al residence, a seguito della segnalazione di un testimone. In questi giorni, sia la madre che le amiche di Denisa sono state ascoltate dagli inquirenti.
Dalle testimonianze raccolte, un negoziante avrebbe riferito di aver visto la trentenne giovedì mattina in compagnia di un uomo basso e corpulento, aggiungendo di averli sentiti “discutere”.
Gli investigatori non escludono la possibilità di una colluttazione all’interno della stanza del residence, ipotesi avvalorata dal ritrovamento di coperte e federe spiegazzate e di un letto rifatto frettolosamente. Dalla camera mancano una valigia grande, un trolley piccolo, il denaro di Denisa e i suoi telefoni cellulari. Scomparsi anche diversi capi d’abbigliamento. Stupisce, invece, il ritrovamento di trucchi e due paia di scarpe, oggetti che, secondo chi la conosceva, la 30enne non avrebbe mai lasciato volontariamente.
Un ulteriore elemento di inquietudine emerge da un messaggio giunto in una chat di sostegno tra escort: “Sono terrorizzata, ci hanno fatto le peggio cose. Siamo prigioniere qui. Ho ventiquattro anni, non voglio più fare questo lavoro. Ale (Alexandra, nome d’arte di Adas, ndr) mi ha spaventata, ci tenevo tantissimo”. Al momento, non è chiaro chi abbia inviato il messaggio né a cosa si riferisse. Ciò che è certo è che proprio in quel giorno Denisa aveva segnalato un cliente definito “pericoloso” e aveva confidato alla madre di sentirsi seguita. Poco prima della sua scomparsa, una telefonata con la madre si era bruscamente interrotta.
Le indagini proseguono serrate per fare luce su questo intricato caso e chiarire il ruolo della madre e la veridicità delle sue affermazioni.