
Auto green, il piano italiano guadagna consensi in Europa

L’Italia continua a tessere le alleanze per modificare le scadenze europee riguardanti la transizione verso le auto a emissioni zero. L’obiettivo è rivedere entro il 2025 le rigide regole del Green Deal, che impongono l’immatricolazione di sole auto elettriche o “pulite” a partire dal 2035. In un recente incontro a Bruxelles, il ministro Adolfo Urso, responsabile per il Made in Italy e le Imprese, ha ottenuto il sostegno di diversi Paesi dell’Europa centrale e orientale, tra cui Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia, i quali condividono la necessità di una maggiore flessibilità.
L’iniziativa italiana punta su una revisione delle norme, introducendo una clausola che consenta di valutare i progressi fatti entro il 2026. Questo permetterebbe ai governi di aggiustare le tempistiche in base ai risultati raggiunti, evitando imposizioni rigide e non realistiche, che avrebbero solo pesanti ripercussioni ai danni delle aziende produttrici, quindi mettendo in forse decine di migliaia di posti di lavoro, senza benefici ambientali di una qualche rilevanza. Urso ha sottolineato che il piano non mira a rinnegare gli impegni presi, ma piuttosto a garantire che la transizione verso l’elettrico non penalizzi i settori strategici dell’industria automobilistica europea, come quello della siderurgia e la filiera produttiva di componenti per auto.
Tra le proposte avanzate dall’Italia, figura la creazione di un fondo UE per sostenere i consumatori nell’acquisto di veicoli elettrici e lo sviluppo delle tecnologie correlate, come l’e-fuel e le batterie avanzate. Questa misura permetterebbe di ridurre i costi per i cittadini, rendendo più accessibili i veicoli ecologici. Altri paesi, come Polonia, Romania e Cipro, hanno mostrato apertura nei confronti della proposta italiana. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con la Germania e la Spagna più caute nel sostenere una riforma immediata del Green Deal.
Un altro tema fondamentale trattato durante l’incontro è la cosiddetta “carbon tax”, che prevede misure più flessibili per le industrie siderurgiche italiane. La preoccupazione principale è evitare che i costi legati alle emissioni di CO2 colpiscano in modo sproporzionato la produzione di acciaio, fondamentale per la filiera dell’automotive. Urso ha affermato che l’Italia intende evitare che questa tassa diventi un ostacolo insormontabile per le imprese italiane.
Il piano di revisione avanzato dall’Italia ha lo scopo di bilanciare la transizione ecologica con le esigenze economiche e sociali del Paese, proponendo una strategia che non si limiti a target rigidi, ma che consideri le diverse realtà industriali e tecnologiche di ogni nazione europea.