
Castel Romano, quattro feriti nell’incendio al campo rom

Un violento incendio è divampato nella tarda mattinata di ieri in un campo nomadi sulla via Pontina, nei pressi di Pomezia. Le fiamme hanno distrutto tre container, provocando lievi ustioni a tre persone e un’intossicazione a una quarta, trasportata in codice giallo al Policlinico Città di Pomezia. L’incendio, scoppiato intorno alle 11:30 in un modulo abitativo vuoto, si è rapidamente propagato agli alloggi vicini, avvolgendo il campo in una densa coltre di fumo. Sul posto sono intervenute quattro squadre dei vigili del fuoco, che hanno impiegato circa due ore per domare le fiamme e mettere in sicurezza l’area, evitando che il rogo si estendesse ad altre strutture. Anche la polizia locale di Roma Capitale e i carabinieri di Pomezia sono accorsi sul luogo per garantire la sicurezza e avviare le indagini.
Le prime ricostruzioni indicano un possibile corto circuito come causa scatenante dell’incendio, avvenuto nell’alloggio da cui gli occupanti si erano allontanati poco prima. Tuttavia, le forze dell’ordine non escludono alcuna ipotesi, compresa quella dolosa. Gli accertamenti proseguiranno una volta acquisito il verbale definitivo dei vigili del fuoco. L’episodio ha sollevato polemiche sulla gestione dei campi nomadi e sul ruolo della polizia locale, impegnata in turni di controllo costanti nella zona. Marco Milani, segretario romano del Sindacato unitario lavoratori di polizia locale (Sulpl), ha criticato l’utilizzo delle forze di polizia locale in compiti di presidio nei campi rom, evidenziando la grave carenza di organico che affligge il corpo: “Siamo ridotti a servizi di piantonamento e ordine pubblico, spesso di facciata, mentre trascuriamo la sicurezza stradale e altri compiti essenziali.”
L’incendio ha avuto ripercussioni anche sulla circolazione stradale, con il fumo che ha invaso la via Pontina, costringendo gli automobilisti a rallentare per oltre un’ora in entrambi i sensi di marcia. L’episodio richiama alla memoria altre tragedie legate ai campi nomadi, come quella di Centocelle, in cui tre bambine persero la vita in un incendio causato da una faida interna. L’attenzione ora è rivolta a prevenire situazioni simili, garantendo maggiore sicurezza e controllo nei campi e nelle aree limitrofe.