
Boss albanese evaso si nasconde a Roma: inseguimento e arresto all’Eur
Era riuscito a scomparire nel nulla dopo essere evaso da un carcere albanese, riapparendo a Roma sotto una nuova identità costruita con abilità e grazie a un escamotage legale. La storia del 40enne arrestato nei giorni scorsi all’Eur sembra uscita da un film criminale, e invece è l’ennesima conferma della capacità della malavita albanese di infiltrarsi nei circuiti criminali della Capitale, cambiare pelle con rapidità e sfuggire per anni ai controlli.
La copertura dell’uomo, ricercato nel suo Paese per una condanna a otto anni per rapina e spaccio, è crollata alle quattro del mattino di venerdì scorso. Il boss si trovava a bordo di una Bmw da 100 mila euro, noleggiata in Germania, insieme a un complice. I due si aggiravano nelle zone delle discoteche dell’Eur, probabilmente per attività di spaccio. Quando una volante ha intimato l’alt, hanno ingaggiato una fuga a tutta velocità in direzione Pomezia, in un inseguimento “quasi hollywoodiano”.
La corsa però è finita a Tor dei Cenci, dove l’auto è uscita di strada su un tratto sterrato. Gli agenti, anch’essi finiti fuori carreggiata, sono riusciti a bloccare i due uomini, entrambi poi medicati con 15 giorni di prognosi. Dai documenti risultavano incensurati, ma la verità è emersa con il rilievo delle impronte digitali negli uffici dell’Immigrazione: il conducente era un pluripregiudicato evaso dal carcere albanese e già condannato in Italia.
La sua storia giudiziaria racconta una falla normativa sfruttata con astuzia. Arrestato anni fa a Roma e condannato a otto anni, aveva invocato un trattato bilaterale Italia-Albania che consente ai detenuti di scontare la pena nel Paese d’origine, con divieto di rientro fino al 2035. Ma una volta rimpatriato non aveva mai raggiunto il carcere, risultando ufficialmente evaso. Per costruirsi una nuova identità aveva poi sposato una connazionale, assumendo il cognome della moglie come previsto dalla legge albanese: un dettaglio che gli aveva permesso di circolare indisturbato.
Secondo gli investigatori, l’uomo aveva ricominciato a delinquere a Roma, riattivando una rete già nota per spaccio e sfruttamento della prostituzione. Al momento dell’arresto il complice aveva con sé 5.000 euro in contanti, probabilmente provento della vendita di cocaina fuori dalle discoteche dell’Eur.
«La capacità della criminalità albanese di reinventarsi e sfuggire alle inchieste è sempre più evidente», osservano gli inquirenti, che da settimane monitorano l’espansione dei clan dell’Est in diversi quartieri della Capitale. Le organizzazioni albanesi, spiegano gli investigatori, hanno stretto legami solidi con le mafie italiane grazie alla loro forza sul mercato internazionale della droga e alla rapidità con cui riescono a fornire grossi quantitativi di stupefacenti.
L’arresto del 40enne è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno in crescita, che conferma Roma come epicentro di interessi criminali sempre più complessi e transnazionali.
M.M.