
Orrore ad Acilia: 30enne uccide la nonna a martellate e poi si costituisce
Roma, Acilia: quando Lorenzo Vitali, 30 anni, ha aperto la porta dell’appartamento di famiglia, erano da poco passate le 8.30. Dentro, il silenzio denso della notte appena trascorsa, la moka ancora calda sui fornelli. Pochi secondi dopo aver incrociato lo sguardo della nonna, Gabriella Armari, 79 anni, il giovane ha afferrato un martello e l’ha colpita ripetutamente, senza lasciarle il tempo di gridare. L’aggressione – secondo gli investigatori lucida e non dettata dall’impeto – è stata brutale: ferite su tutto il corpo, soprattutto sulla testa e sul volto. Con l’arma ancora intrisa di sangue, Vitali ha poi raggiunto la camera da letto della madre, assente per il turno da infermiera, e si è scagliato contro il suo compagno. L’uomo, sanguinante, è riuscito a fuggire scalzo fino a un bar, dove ha chiesto aiuto.
Dopo l’aggressione, il trentenne è uscito di casa portando con sé il martello che verrà ritrovato poco dopo dagli agenti. Ha preso il treno diretto a Roma, ma la sua posizione è stata immediatamente geolocalizzata tramite il cellulare. Nel frattempo la Squadra Mobile era già intervenuta in via Giuseppe Molteni 265, trovando l’appartamento cosparso di sangue, il corpo senza vita della nonna e il compagno della madre ferito, poi ricoverato al Grassi di Ostia. Arrivato alla fermata della metro San Paolo, Vitali ha chiamato il 112 dicendo: «Venitemi a prendere». Non ha opposto resistenza e ha ammesso subito: «Mi dispiace, ma per anni mi hanno maltrattato». Davanti al magistrato e agli investigatori è apparso calmo ma confuso, con evidenti difficoltà emotive e comportamentali, sebbene non risultino diagnosi psichiatriche pregresse. Il suo racconto parla di abusi vissuti sin dall’infanzia, da parte della nonna e del compagno della madre, ma gli inquirenti sottolineano che non esistono denunce né segnalazioni ai servizi sociali che possano corroborare queste affermazioni.
Vitali, che non ha completato gli studi superiori e non aveva un’occupazione stabile, portava con sé solo un precedente del 2012 per piccolo possesso di stupefacenti. Negli ultimi mesi viaggiava spesso in Svizzera, dove sostiene di avere una compagna e una figlia, conosciute online; la donna verrà ascoltata nei prossimi giorni, così come la madre del giovane, rientrata a casa ieri pomeriggio e soccorsa dopo un malore davanti alla scena del crimine. Una vicina racconta di aver sentito «le urla di un uomo e poi trambusto», ma nessun precedente episodio aveva mai fatto presagire un simile epilogo. Il compagno della madre, arrivato al bar in condizioni disperate, avrebbe detto ai sanitari: «È entrato come una furia». Ora è ricoverato con una ferita alla tempia ma non sarebbe in pericolo di vita. Il 30enne, trasferito a Regina Coeli, comparirà lunedì o martedì per l’interrogatorio di garanzia. Nel pomeriggio, negli uffici della Mobile, è rimasto in silenzio, lo sguardo fisso sulle pareti bianche.
M.M.