
Confiscati 3 milioni all’usuraio della mala che riciclava i soldi della ’ndrangheta
L’inchiesta che ha portato alla confisca definitiva di un patrimonio da oltre 3 milioni di euro a Gianfranco Fornari, 83 anni, considerato uno degli usurai più influenti della mala romana, rappresenta uno dei colpi più significativi inferti alla rete di riciclaggio fra Lazio e Calabria. Un provvedimento che il Tribunale di Roma, sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, ha reso definitivo da ieri, dopo un percorso lungo anni che ha messo a fuoco i rapporti dell’anziano con figure di spicco della criminalità organizzata italiana.
Nel tesoro dell’usuraio, cresciuto all’ombra della Banda della Magliana fin dagli anni Settanta, gli investigatori della divisione Anticrimine hanno trovato società immobiliari, alberghi, polizze assicurative e perfino zanne d’avorio di elefante. Un patrimonio eterogeneo, accumulato grazie a decenni di attività illecite portate avanti attraverso intimidazioni, prestanome e investimenti mirati per riciclare capitali sporchi. La svolta nelle indagini è arrivata quando gli investigatori hanno ricostruito il rapporto fra Fornari e Agostino Cosoleto, esponente della cosca calabrese di Oppido Mamertina e legato alla famiglia Molè.
Tra i beni ora acquisiti dallo Stato figura un grande complesso immobiliare a Rocca di Papa, utilizzato come albergo-ristorante e ora assegnato alla Protezione Civile; un appartamento nel quartiere Magliana; e oltre 300mila euro depositati su conti correnti. Ricchezze messe insieme attraverso un sistema di riciclaggio collaudato, che vedeva Cosoleto come cassiere delle ’ndrine nella Capitale e Fornari come perno operativo del riciclo.
Il meccanismo prevedeva investimenti in società immobiliari, attività commerciali e locali, con una fitta rete di prestanome impiegata per coprire la provenienza dei capitali. Le indagini, avviate nel 2018, hanno documentato un flusso di denaro continuo, capace di infiltrarsi nell’economia legale con estrema facilità.
Il primo maxisequestro risale al 2021, seguito dalla confisca del 2023. Dopo vari ricorsi – fino in Cassazione – la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile l’ultimo tentativo di Fornari di bloccare il provvedimento, rendendo definitiva la confisca.
L’anziano, che oggi vive a Roma e non è destinatario di misure restrittive personali, vede così svanire un impero costruito in mezzo secolo di rapporti con tre delle principali organizzazioni mafiose italiane. Una carriera criminale che, secondo gli investigatori, ha avuto un peso determinante nei sistemi di usura e riciclaggio attivi nella Capitale.
M.M.