
Magliana, per una lite familiare la polizia scopre una centrale di spaccio
Un forte odore proveniente da un pianerottolo ha trasformato un normale intervento per lite domestica in un’operazione antidroga. È accaduto alla Magliana, in piazza Certaldo, dove gli agenti di una volante, intervenuti martedì mattina per sedare un violento litigio tra marito e moglie, hanno scoperto un vero e proprio deposito di hashish nascosto in un appartamento occupato abusivamente. L’intuizione degli agenti ha dato così avvio a una perquisizione rivelatasi decisiva.
Dopo aver calmato la coppia, la polizia stava lasciando l’abitazione quando il caratteristico odore di hashish li ha insospettiti. Sul pianerottolo si affacciano quattro appartamenti: uno risultava occupato da un giovane già noto per precedenti legati alla droga. Gli agenti, con il supporto del commissariato di zona, hanno deciso di procedere con un controllo. Dall’appartamento, ricavato abusivamente dopo il ricovero in ospedale del legittimo proprietario, proveniva chiaramente l’odore percepito pochi minuti prima.
Quando gli agenti sono entrati, hanno trovato subito bustine utilizzate per confezionare le dosi. La scoperta più importante, però, era nascosta nella soffitta: in un vecchio comò è stato rinvenuto un sacco contenente panetti di hashish per un peso complessivo di un chilo e mezzo. In casa anche 3mila euro in contanti e tre telefoni cellulari. Di fronte all’evidenza, il 30enne non ha tentato alcuna giustificazione, limitandosi a dichiarare agli agenti che «la mia fidanzata non c’entra nulla», e che la compagna era del tutto estranea al suo giro di spaccio.
L’analisi dei tre telefoni potrebbe ora aprire nuovi scenari investigativi. Nei dispositivi, infatti, sono già state trovate decine di messaggi inviati dai clienti abituali, con il linguaggio in codice tipico dello spaccio: “scarpe”, “giubbotto”, “cavalli”, tutti termini utilizzati per indicare le varie tipologie di stupefacente. Le chat sequestrate mostrano una rete di compravendita attiva e ramificata, e gli investigatori ritengono che dai telefoni possano emergere ulteriori nomi di pusher o complici.
Parallelamente, è stato avviato anche un procedimento per chiarire l’occupazione abusiva dell’appartamento, appartenente a un anziano ricoverato in ospedale e finito nelle mani del giovane arrestato. L’uomo attenderà il processo ai domiciliari, trasferito in un’altra abitazione.
Quella che sembrava un’ordinaria lite familiare si è così trasformata in un colpo importante allo spaccio di quartiere, grazie all’intuizione di un agente e al fiuto – non solo metaforico – della polizia.
M.M.