
Per la Roma gli scontri diretti sono ancora un tabù
La Roma continua a inciampare nei suoi incubi peggiori: gli scontri diretti. Dopo le sconfitte contro Inter e Milan, arriva un altro 1-0, questa volta per mano del Napoli. Una partita che riapre interrogativi già noti e ne aggiunge di nuovi, soprattutto per l’episodio che ha portato al gol decisivo, nato da un presunto fallo di Rrahmani su Koné. Gasperini, squalificato e costretto a seguire il match dal gabbiotto dell’Olimpico, ha scelto la via della cautela. «Sono partite diverse. Peggio di così non possiamo fare ed è una fortuna, usciamo da questa partita imparando qualcosa», ha spiegato, mostrandosi più deluso che arrabbiato.
Sull’episodio incriminato non si è nascosto, pur evitando accuse dirette: «Questi episodi si possono vedere in tanti modi… faccio fatica a essere netto. Si può fischiare o no, ma quasi sempre un’entrata in scivolata così viene fischiata». Le sue parole confermano la sensazione di una decisione interpretabile, ma la sua analisi vira subito verso la responsabilità collettiva. L’allenatore ha infatti puntato l’attenzione sul posizionamento errato della sua squadra: «Ci siamo trovati scoperti, e non va bene. Non dovevamo concedere questo tipo di ripartenze. Nel secondo tempo non le hanno più trovate: è stato un errore nostro». Un film già visto, con Torino e Milan, che mette in luce una fragilità nelle transizioni a cui la Roma non ha ancora posto rimedio.
Il fronte più preoccupante, però, resta l’attacco. Ancora una volta Ferguson, schierato a sorpresa da titolare per guidare il reparto, non è riuscito a incidere: zero tiri, nessun duello aereo vinto, mai realmente dentro la partita. Un rendimento che riapre il dibattito sul mercato, ma anche su questo tema Gasperini resta fermo sulle sue posizioni. «Non ho molta fiducia per gennaio», taglia corto, ricordando che l’obiettivo principale è recuperare gli infortunati: «Dobbiamo alzare il valore dei nostri giocatori. L’obiettivo è ritrovare Bailey e Dybala al 100%. Dovbyk è ancora fuori. Soulé e Baldanzi hanno fatto bene, e Pellegrini ha giocato benissimo». Un messaggio chiaro: il mercato non sarà la stampella della stagione, la crescita dovrà venire da dentro.
Dalla sua postazione sopraelevata all’Olimpico, Gasperini è sembrato un leone in gabbia. Più volte si è alzato, ha indicato, protestato a distanza, con quell’urgenza di intervenire che la squalifica gli ha negato. Ha però avuto modo di osservare lo striscione della Curva Sud, «La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare… Crediamoci insieme», che ha definito «bellissimo». Parole che parlano di sogni, ma l’allenatore preferisce smorzare ogni tentativo di alimentarne altri: «Non partecipo alla discussione sullo scudetto. Sono concentrato a far rendere al meglio questi giocatori».
La Roma resta in alto in classifica, ma la sconfitta contro il Napoli conferma la necessità di un salto di qualità nei momenti decisivi. Il sogno scudetto, per ora, rimane chiuso nel cassetto: non accantonato, ma protetto come qualcosa che non va ancora toccato. Troppo prezioso per rischiare di rovinarlo.