
Roma, arrestato un rapinatore figlio d’arte: aveva gioielli per 250mila euro

Un inseguimento iniziato quasi per caso ha portato alla cattura di un vecchio volto della criminalità romana. Roberto Antonini, 41 anni, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia Trionfale dopo mesi di indagini, partite da un posto di blocco “bucato” lo scorso 18 giugno sul Lungotevere. Alla guida di un T-Max intestato a lui, Antonini era riuscito a fuggire tra i vicoli di Trastevere, ma quell’errore — muoversi su un mezzo “pulito” — ha consentito agli investigatori di risalire rapidamente alla sua identità. Dietro quella fuga si nascondeva molto di più di una semplice infrazione: Antonini è ora accusato di essere il protagonista di una rapina da 250 mila euro, messa a segno contro un gioielliere romano nell’ottobre 2024.
Antonini non era uno sconosciuto alle forze dell’ordine. Con alle spalle una lunga serie di precedenti per furti, rapine, ricettazione e spaccio, il 41enne è considerato un “figlio d’arte”: suo padre, Antonio Antonini, oggi 66enne, era stato arrestato nove anni fa dalla Guardia di Finanza in una maxi operazione antidroga che coinvolse anche Fabiola Moretti, la storica “primula rossa” della Banda della Magliana. Come il padre, Roberto aveva costruito la sua rete di affari illeciti tra la Capitale e il suo hinterland, spaziando dal traffico di stupefacenti al commercio di refurtiva. Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, hanno seguito per mesi i suoi movimenti fino alla perquisizione dell’appartamento in via Raimondo D’Aronco, zona Pisana, dove è avvenuta la svolta.
Nell’abitazione i militari hanno rinvenuto gioielli e preziosi per un valore di 250 mila euro, trafugati durante la rapina al gioielliere di via Ostiense. Un colpo condotto con modalità brutali e professionali: due uomini con passamontagna e spray al peperoncino avevano aggredito la vittima nel parcheggio di un B&B, puntando direttamente alla cassaforte nascosta nel portabagagli. I rapinatori, come emerso dalle indagini, avevano seguito il gioielliere grazie a un localizzatore GPS piazzato di nascosto sull’auto.
I preziosi trovati in casa di Antonini erano ancora sigillati nei portagioie originali con il logo dell’attività derubata. Accanto al bottino, i carabinieri hanno scoperto un libro mastro con nomi e cifre per oltre 300 mila euro, bombolette di spray urticante, due passamontagna identici a quelli della rapina e hashish già suddiviso in dosi. Le indagini non si sono fermate all’abitazione. I carabinieri hanno individuato tre box occupati abusivamente da Antonini, dove erano nascosti quattro scooter rubati, motori, pezzi di ricambio e dispositivi elettronici per disattivare antifurti. Nello stesso spazio sono stati rinvenuti anche altri 21 grammi di hashish e un documento rubato.
Di fronte alle prove raccolte, Antonini ha tentato inizialmente di negare ogni coinvolgimento, ma si è poi chiuso nel silenzio. Per lui si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia, dove è detenuto con le accuse di furto, ricettazione e spaccio di stupefacenti. Il ritrovamento del bottino chiude il cerchio su un colpo rimasto irrisolto per oltre un anno e conferma, ancora una volta, quanto le radici della vecchia malavita romana continuino a intrecciarsi con le nuove generazioni del crimine capitolino.