
Roma, minaccia con la pistola tre 14enni fingendosi un carabiniere

Un episodio di violenza e terrore avvenuto alla periferia est di Roma è ora al centro di un processo. Carlo De Rosa, 37 anni, è accusato di aver minacciato con una pistola tre ragazzini di 14 anni a Case Rosse l’8 dicembre 2023, sostenendo di essere un carabiniere. L’uomo, che con l’Arma non ha nulla a che fare, avrebbe urlato: «Io sono un carabiniere, mi faccio 30 anni. Vi ammazzo tutti». Le vittime, ascoltate in aula, hanno ricostruito quella serata di paura.
Secondo quanto riferito dai minori, la giornata era iniziata come tante altre, con una pizza e una passeggiata al parco. Poi, alcuni coetanei avrebbero lanciato dei sassi nel giardino dell’imputato, colpendo l’auto parcheggiata. De Rosa sarebbe allora uscito di casa e, secondo il racconto dei ragazzi, avrebbe strattonato uno di loro e sbattuto la testa di un altro contro il cofano di una macchina. Infine, avrebbe puntato contro di loro una pistola nera priva di tappo rosso, scarrellandola con un rumore metallico che li convinse fosse vera. «Quando se n’è andato siamo rimasti a piangere, terrorizzati», ha raccontato uno dei ragazzi, oggi sedicenne.
L’imputato ha negato in aula di aver usato un’arma e ha fornito una ricostruzione diversa. Secondo lui, sarebbe uscito soltanto per chiedere spiegazioni e un risarcimento per i danni all’auto. La lite con i minori sarebbe degenerata verbalmente, con minacce arrivate anche dai ragazzi, che avrebbero urlato: «Infame, chiamo mio fratello, chiamo mio padre».
I tre minorenni si sono costituiti parte civile attraverso le loro madri, assistite dagli avvocati Giuseppina Tenga e Fabio Calò. La legale Tenga ha dichiarato in aula: «All’epoca dei fatti i ragazzi avevano appena 14 anni. Erano dei bambini che, spaventati, hanno taciuto l’aggressione. Ma le mamme si sono accorte che c’era qualcosa che non andava e, come vere detective, hanno portato i figli in commissariato, contribuendo a identificare il responsabile». La stessa avvocata ha definito l’imputato «un essere che non si può definire uomo, che ha picchiato e minacciato con la pistola dei bambini».
Il processo, che vede De Rosa imputato per violenza privata, prosegue con l’acquisizione delle testimonianze e potrebbe concludersi entro la fine dell’anno.