
Viterbo, altri 5 turchi arrestati. E’ allerta massima per la minaccia di attentati

L’edizione 2025 del Trasporto della Macchina di Santa Rosa resterà nella memoria dei viterbesi come una delle più drammatiche e delicate degli ultimi decenni. La polizia ha sventato un possibile attentato legato alla mafia turca, arrestando in due diverse operazioni sette uomini armati di origine turca. La scoperta, avvenuta a poche ore dall’inizio della processione, ha costretto le autorità a innalzare il livello di allerta e a modificare profondamente le modalità del corteo, segnando una rottura con la tradizione.
Il pomeriggio del 3 settembre gli agenti della Digos hanno fatto irruzione in un b&b nella parte alta di Viterbo, lungo il percorso della Macchina. All’interno, due uomini armati sono stati trovati in possesso di un mitra, due pistole, caricatori e munizioni, oltre a materiale che potrebbe essere riconducibile a ordigni esplosivi. I due sono stati trasferiti in questura, dove si sono rifiutati di rispondere alle domande del magistrato. Secondo gli inquirenti, il piano poteva avere come obiettivo sia la folla di 40mila persone assiepata nelle vie del centro, sia la stessa torre illuminata, simbolo religioso e civile della città.
Due giorni dopo, giovedì sera, altri cinque cittadini turchi sono stati arrestati a Montefiascone. Anche in questo caso, a tradirli è stato il documento usato per registrarsi al b&b, lo stesso già segnalato nei primi fermi. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e dai servizi antiterrorismo, stanno ricostruendo i movimenti e i contatti dei sette arrestati. Intanto, la prefettura ha immediatamente convocato il comitato per la sicurezza pubblica, innalzando al massimo il livello di allerta: reparti speciali dei Nocs, cecchini sui tetti, unità cinofile antisabotaggio e un sistema di videosorveglianza in tempo reale hanno garantito la protezione del corteo.
La misura più visibile è stata l’accensione della pubblica illuminazione durante ampi tratti del percorso, una decisione senza precedenti che ha infranto la tradizione secolare del trasporto al buio. Normalmente, infatti, la città spegne le luci per lasciare che a risplendere sia solo la Macchina, alta 30 metri e illuminata da centinaia di punti luminosi. Questa scelta, dettata da motivi di sicurezza, ha sorpreso e in parte indignato i fedeli: sui social molti hanno parlato di «tradizione tradita». Con il passare delle ore, però, la consapevolezza del pericolo scampato ha fatto prevalere un sentimento di sollievo.
La comunità di Viterbo, pur scossa da quanto accaduto, ha portato a termine il trasporto senza incidenti. Alla processione erano presenti anche autorità nazionali, tra cui il vicepremier Antonio Tajani, che ha dovuto affrontare una contestazione da parte dei giovani del Pd locale. Mentre le indagini proseguono, resta l’allarme per possibili infiltrazioni criminali legate alla mafia turca, già attiva in passato nel territorio della Tuscia. La Macchina di Santa Rosa, patrimonio UNESCO e cuore identitario della città, ha continuato a brillare anche quest’anno, simbolo di resistenza e unità di fronte alla minaccia del terrore.