
Un teschio e ossa umane ritrovati nel bosco all’Aurelio: è giallo

Una scoperta inquietante ha scosso la tranquillità di via La Monachina, dove un manovale si è imbattuto in decine di resti ossei umani, sollevando un velo di mistero che oscilla tra l’eco di antiche civiltà e l’ombra di un potenziale crimine. La vicenda, iniziata mercoledì pomeriggio, ha immediatamente catturato l’attenzione delle autorità e della comunità locale.
Vasile H., un operaio rumeno di 38 anni, stava eseguendo lavori di disboscamento nel terreno quando la sua pala ha rivelato qualcosa di inaspettato. “Stavo spostando il tronco di un albero e ho visto questa cosa. Un oggetto tondo e bianco che pensavo fosse un pallone da calcio. Ma poi, avvicinandomi, ho capito che si trattava di un teschio“, racconta il trentottenne, ancora visibilmente scosso. La sua sorpresa si è trasformata in orrore quando, scrutando l’area circostante, ha realizzato la portata della scoperta: decine di frammenti ossei sparsi, una cinquantina in totale, inclusi mandibola, colonna vertebrale, bacino, gabbia toracica e arti. Una scena che Vasile ha definito più volte “orribile“.
Sconvolto dalla macabra visione, Vasile ha immediatamente contattato il titolare dell’impresa edile, che il mattino seguente ha allertato il 112. Sul posto sono giunti gli agenti del XIII Distretto Aurelio, i quali, dopo un rapido sopralluogo, hanno richiesto l’intervento della Polizia Scientifica. In pochi minuti, la temuta conferma è arrivata: si trattava effettivamente di ossa umane. I poliziotti hanno proceduto a catalogare meticolosamente ogni singolo reperto, che è stato poi trasportato all’istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli per approfondite analisi.
Le domande sono molteplici: a quale periodo storico appartengono questi resti? È possibile risalire all’identità della persona? Le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono diverse e complesse. Dai primi accertamenti condotti con i titolari della ditta, è emerso che a poca distanza dal terreno, ora posto sotto sequestro, circa quindici anni fa erano state scoperte ville e tombe di epoca romana. Questo apre la suggestiva possibilità che il ritrovamento di mercoledì possa essere una nuova e significativa scoperta archeologica, destinata a interessare studiosi e storici.
Tuttavia, un’altra pista, più inquietante, non può essere esclusa. Le indagini hanno rivelato che tra il 2016 e il 2019, l’area era stata abusivamente occupata da un gruppo di nomadi. Oltre a stabilirvi il loro campo, teatro in passato di aggressioni e rapine, una parte del terreno era stata adibita a inceneritore per veicoli di dubbia provenienza e altri rifiuti. Il campo è stato sgomberato grazie all’intervento delle forze dell’ordine e bonificato nel 2022, rimanendo inutilizzato negli ultimi tre anni. Questa circostanza solleva il macabro interrogativo: qualcuno potrebbe aver approfittato del luogo per occultare un cadavere?
Al momento, nessuna ipotesi viene scartata. Nell’attesa dei risultati delle analisi scientifiche, che si preannunciano decisive, gli agenti stanno incrociando i dati con gli elenchi delle persone scomparse, nel tentativo di dare un nome e una storia a quei resti. La curiosità e l’apprensione tra i residenti della zona sono palpabili. C’è chi spera in una rivelazione storica e chi teme un nuovo, oscuro capitolo di cronaca nera. Per gli inquirenti, è l’ennesimo enigma da risolvere.