
Arrestato un 33enne egiziano per attentati contro le forze dell’ordine

Un atto di odio profondo nei confronti delle forze dell’ordine ha spinto un pregiudicato egiziano di 33 anni, domiciliato ad Albano Laziale, a compiere una serie di attentati incendiari contro strutture della polizia e dei carabinieri a Roma. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di strage politica, un reato per il quale rischia l’ergastolo. Gli attentati sono avvenuti nel febbraio di quest’anno, con il primo attacco alla caserma dei carabinieri di Castel Gandolfo e il secondo al commissariato di polizia di Albano Laziale, dove sono state distrutte 17 auto.
«L’uomo ha agito con chiaro intento di attentare la sicurezza della compagine statale», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, che descrive l’odio e la lucidità con cui l’attentatore ha pianificato gli incendi.
Il primo attentato è stato compiuto la notte del 9 febbraio, quando l’uomo, travisato, ha appiccato un incendio nel parcheggio della caserma dei carabinieri di Castel Gandolfo. Nonostante il rapido intervento di tre militari, l’attentato ha causato danni limitati, con solo due pneumatici bruciati. Tuttavia, il 24 febbraio, il secondo attentato ha avuto conseguenze più drammatiche: 17 auto della polizia sono state distrutte, causando anche danni strutturali alla sede del commissariato e a un edificio vicino.
L’inchiesta, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, dal Ros di Roma e dalla Digos, ha permesso di collegare i due episodi grazie a telecamere di videosorveglianza e indagini sul campo. Gli investigatori hanno scoperto che l’uomo aveva studiato meticolosamente il luogo e le modalità di attacco, tanto da cercare di introdursi nella caserma con una scusa per raccogliere informazioni. Il suo tentativo di accedere è stato frustrato solo grazie al pronto intervento di un carabiniere, che lo ha fermato e fotografato.
Le indagini hanno rivelato che il movente dell’attentatore era legato a un risentimento profondo verso le forze dell’ordine. Il 33enne, infatti, accusava la polizia di averlo perseguitato, sostenendo che le indagini contro di lui fossero state provocate dalla sua ex compagna, che aveva conoscenze all’interno delle forze di polizia. Questo odio crescente verso le autorità ha portato l’uomo a progettare e mettere in atto gli attacchi incendiari.
«L’uomo lamentava di aver subito numerosi controlli ingiustificati provocati, a suo dire, dall’ex compagna», ha spiegato uno degli investigatori, rivelando il profondo risentimento che lo ha portato a compiere gli attentati.
A facilitare l’indagine è stata la testimonianza di una vicina di casa che aveva denunciato il comportamento violento dell’uomo, confermando le descrizioni che gli investigatori avevano ottenuto dalle telecamere di sorveglianza. In seguito a perquisizioni nei due appartamenti in cui l’uomo aveva vissuto, sono stati trovati elementi cruciali, tra cui una tanica di benzina e uno zaino identico a quello visto durante uno degli attacchi. Inoltre, grazie all’installazione di telecamere nell’area circostante, gli investigatori sono riusciti a collegare definitivamente l’indagato agli incendi.
L’arresto dell’uomo è stato seguito da un interrogatorio in cui ha negato ogni addebito, ma le sue dichiarazioni sono risultate confuse e contraddittorie. Durante l’interrogatorio, ha comunque ammesso l’odio verso le forze dell’ordine, motivato dalla fine della sua relazione con l’ex compagna.
Questo episodio ha suscitato forte attenzione, con il vicecapogruppo alla Camera di Noi Moderati, Pino Bicchielli, che ha espresso un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine per il loro impegno nella lotta contro la criminalità e il terrorismo. «Questi episodi ricordano quanto sia fondamentale il lavoro di chi indossa la divisa per garantire la sicurezza», ha dichiarato Bicchielli, lodando l’efficienza e la determinazione delle forze di polizia nell’affrontare situazioni così complesse.