
E’ iniziata ufficialmente l’avventura di Gasperini alla Roma

Non ha cercato scorciatoie retoriche né ha provato a conquistare la piazza con frasi ad effetto. Gian Piero Gasperini si è presentato da nuovo allenatore della Roma con il piglio serio e determinato di chi sa che in ambienti così esigenti non bastano parole, ma servono idee chiare e fatti. Al suo fianco, Claudio Ranieri, simbolo di equilibrio e romanità calcistica, a certificare l’inizio di una fase nuova per la squadra giallorossa. Niente proclami, ma una sola promessa implicita: costruire un’identità riconoscibile che porti la Roma in alto.
Gasperini ha mostrato consapevolezza delle aspettative e delle difficoltà. “Tutti mi hanno detto che sarà difficile, ma penso di aver fatto la scelta giusta”, ha dichiarato durante la conferenza stampa. Non ha nascosto il recente corteggiamento della Juventus, ma ha ribadito la sua convinzione nella sfida capitolina. L’obiettivo dichiarato è la Champions League, da raggiungere con un progetto tecnico ambizioso ma realistico. “Se il Napoli ha vinto, se Parigi è diventata capitale del calcio europeo, vuol dire che si può fare anche qui”, ha spiegato. Per riuscirci, Gasperini intende dare un segnale netto fin dall’inizio, senza un “approccio morbido” come all’Inter.
Sul mercato, il tecnico è stato chiaro: “Servono calciatori di livello, di spessore, magari anche giovani emergenti”. Non si tratta di comprare “figurine”, ma di scegliere atleti con fame, qualità e spirito competitivo. Un riferimento diretto anche al gruppo attuale: “Non si può ripartire con gli stessi dello scorso anno. Non è il momento di accontentarsi e gestirsi”. Su Pellegrini, il messaggio è inequivocabile: “Bisogna tornare a divertirsi, come i brasiliani. Se non sorridi non puoi giocare a calcio”. Quanto a Soulé, lo vede come un’arma offensiva che deve fare la differenza: gol, assist e concretezza.
Non poteva mancare un riferimento a Paulo Dybala, il talento più fragile ma anche il più prezioso della rosa. “Quando sta bene, Dybala è un grande giocatore. Quando ha delle difficoltà, anche a voi piace meno”, ha ammesso Gasperini, con la solita franchezza. Il suo compito, dice, sarà quello di far star bene i giocatori e migliorarli sotto ogni aspetto, fisico e mentale. “Se alzi il livello dei singoli, la squadra ne giova”. L’obiettivo finale, più che un trofeo, è una squadra riconoscibile per atteggiamento, stile e spirito. Perché, come ha detto Gasperini, “la gente deve identificarsi in come gioca, vince e, talvolta, anche in come perde”.