
Altolà a Parigi: Trinità dei Monti è nostra!

Trinità dei Monti è parte integrante della Capitale e non appartiene alla Francia. Il chiarimento arriva dal Sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, che ha commentato con fermezza la querelle sollevata dalla Corte dei Conti di Parigi. Al centro della controversia c’è la Scalinata di Trinità dei Monti, uno dei monumenti più celebri e visitati di Roma, oggetto di una recente segnalazione francese che sollevava dubbi sulla sua gestione amministrativa.
La Corte dei Conti parigina ha infatti incluso la Scalinata nel suo rapporto, inquadrandola all’interno del patrimonio francese a Roma, accanto alle cinque chiese gestite dai Pii Stabilimenti, l’ente che si occupa delle strutture religiose di proprietà francese nella città eterna. Tuttavia, come ha precisato Parisi Presicce, “La Scalinata è da sempre sotto la gestione amministrativa di Roma e del Comune, che si occupa delle necessarie manutenzioni e della valorizzazione del sito.”
La questione è scoppiata a seguito della richiesta formale inviata dalla Corte dei Conti di Parigi alle autorità italiane, mirata a ottenere un chiarimento giuridico riguardo al ruolo di Trinità dei Monti all’interno del contesto dei beni francesi a Roma. La Corte ha infatti chiesto di determinare se le spese di manutenzione della Scalinata dovessero ricadere sulle autorità francesi o su quelle italiane.
Il Comune di Roma ha reagito prontamente, definendo l’inclusione della Scalinata nel rapporto come un fraintendimento. “Non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che Trinità dei Monti faccia parte del patrimonio pubblico della città di Roma”, ha ribadito Parisi Presicce. Anche il Sovrintendente Capitolino ha voluto ribadire che “il sito è da sempre sotto la gestione amministrativa della Capitale”.
Dal punto di vista storico, la Scalinata fu realizzata tra il 1723 e il 1725 grazie ai fondi stanziati dal diplomatico francese Étienne Gueffier, ma ciò non ne ha mai alterato lo status giuridico come monumento pubblico italiano.
Nel frattempo, le polemiche hanno coinvolto anche esponenti del governo italiano. Daniela Santanché, Ministro del Turismo, ha difeso con forza la posizione italiana, definendo inaccettabile l’idea che uno dei simboli più noti della capitale possa essere reclamato da un’altra nazione. Il caso sembra destinato a chiudersi senza ulteriori sviluppi, ma ha riportato l’attenzione su un tema delicato come quello della gestione dei beni culturali in Italia.