
Trump ottimista sul piano di pace per Gaza: “Accordo vicino con Hamas”

Verso sera, da Washington, è Donald Trump a tirare le somme del primo giorno di negoziati in Egitto. Il presidente americano, promotore del nuovo piano di pace per Gaza, ha dichiarato: «Avremo un accordo, ne sono abbastanza sicuro. Stiamo procedendo molto bene e credo che Hamas abbia accettato questioni molto importanti. Netanyahu è molto positivo sull’intesa». Parole che trasmettono ottimismo, dopo due anni di una guerra sanguinosa iniziata in risposta agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023.
I colloqui sono cominciati ieri pomeriggio a Sharm el-Sheikh, in Egitto, in forma indiretta: le delegazioni di Israele e Hamas si trovano in stanze separate e comunicano tramite mediatori di Egitto, Qatar e Turchia. Trump ha inviato come emissari Jared Kushner e Steve Witkoff. L’obiettivo è concludere la prima fase dei negoziati entro la fine della settimana. «Tutte le parti vogliono la fine della guerra», ha ribadito la Casa Bianca. Da parte israeliana partecipano esponenti del Mossad, dello Shin Bet e il coordinatore per gli ostaggi, Gal Hirsch. Hamas è rappresentata da Khalil al-Hayya.
Secondo Al Jazeera, citando fonti interne al movimento, la prima giornata di colloqui «ha delineato una tabella di marcia». Ma restano distanze importanti su diversi punti. Hamas chiede il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e il rilascio di 1.700 detenuti, tra cui 250 ergastolani e figure di spicco come Marwan Barghouti e Ahmad Sa’adat, richieste che incontrano forti resistenze a Tel Aviv. Dall’altra parte, Israele e gli Stati Uniti insistono su un rilascio immediato di tutti gli ostaggi e sul disarmo completo dei miliziani di Hamas. La Turchia ha già avviato contatti diretti con gruppi che trattengono prigionieri.
Un altro nodo cruciale riguarda la gestione futura della Striscia di Gaza. Hamas chiede che la nuova autorità di transizione sia espressione della società palestinese, mentre Israele rifiuta qualsiasi ruolo per l’Autorità Nazionale Palestinese. Secondo la Cnn, tra i Paesi proposti per far parte della Forza internazionale di stabilizzazione (Isf) figurano Emirati Arabi, Giordania, Indonesia, Pakistan, Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Egitto. «L’Italia è pronta a fare la propria parte, anche inviando i Carabinieri», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Le Figaro ha rivelato l’esistenza di un documento di 21 pagine, intitolato “Gaza International Transitional Authority”, redatto dallo staff di Tony Blair, che guiderebbe per tre-cinque anni una nuova amministrazione internazionale della Striscia, con un consiglio formato da diplomatici ed economisti. La Casa Bianca mantiene comunque cautela. «Il presidente vuole il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi il prima possibile», ha detto la portavoce Karoline Leavitt. Intanto, un’associazione di famiglie degli ostaggi ha proposto la candidatura di Trump al Premio Nobel per la Pace.
Sul fronte diplomatico, Netanyahu ha discusso del piano americano con Vladimir Putin. Dal Vaticano, il segretario di Stato Pietro Parolin ha ricordato che «è inaccettabile ridurre le persone umane a mere vittime collaterali», mentre Papa Leone XIV ha telefonato al parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, per assicurare la sua vicinanza: «Mi ha detto che le sue preghiere ci accompagnano».