
Scopriamo chi è il nuovo Papa che viene dagli States, Leone XIV

L’elezione di Robert Francis Prevost, ora Leone XIV, ha sorpreso molti, portando alla guida della Chiesa Cattolica un cardinale definito da alcuni un “outsider”. Questo confratello agostiniano del nuovo Pontefice, Padre Michele Falcone, lo descrive come «una dignitosa via di mezzo, non ha eccessi. Benedice i bambini, non li prende in braccio». Una figura che, pur nella sua timidezza, emersa chiaramente nel suo primo saluto dalla Loggia delle Benedizioni, non manca di una forte personalità.
Il suo discorso inaugurale è stato un chiaro manifesto: volto teso ma parole misurate e nette, Leone XIV ha invocato la pace ben dieci volte, esortando alla costruzione di ponti, al dialogo e all’unità. Lo ha fatto in italiano, con una comprensibile esitazione, e poi in spagnolo, la lingua del suo cuore. Non in inglese, la sua lingua madre, perché, sebbene nato a Chicago, questo 69enne è un Papa universale, profondamente legato al Perù.
È proprio in Perù che Leone XIV ha trascorso vent’anni cruciali della sua vita, ricevendo l’ordinazione episcopale e ottenendo la cittadinanza. Una scelta non priva di ostacoli burocratici negli Stati Uniti, dove l’opzione per un’altra nazionalità poteva essere malvista. Lì, tra la gente, ha appreso la teologia dell’incontro, l’umiltà del missionario e la “grammatica della povertà”, costruendo una solida ascesa, lontana dai riflettori del potere.
Con la sua elezione, Leone XIV ha immediatamente segnato una distanza dalle etichette geopolitiche, superando la “regola non scritta” che vedeva con sospetto un Papa statunitense. La sua figura incarna non il potere di Washington, ma piuttosto la sobrietà, la cura e l’attenzione verso i migranti e le periferie. Come ha affermato recentemente: «Il vescovo non deve comportarsi come un piccolo principe nel suo regno, ma camminare con il popolo e soffrire con lui». Un’affermazione che rispecchia il suo vissuto e la sua visione di Chiesa, che non è solo istituzione, ma «una comunità di testimoni».
Entrato tra gli agostiniani nel 1977 e ordinato sacerdote nel 1982, il suo percorso lo ha portato a un dottorato in diritto canonico e poi in missione nella prelatura di Chulucanas, in Perù. Lì ha ricoperto diversi ruoli, da cancelliere a insegnante, parroco e formatore, dirigendo anche il seminario di Trujillo e vivendo a stretto contatto con le comunità andine e costiere. «La Chiesa deve saper ascoltare prima di parlare», ha ripetuto spesso.
I suoi dieci anni come superiore generale degli agostiniani gli hanno affinato l’arte del comando e del compromesso, permettendogli di conoscere la Chiesa globale prima ancora della Curia romana. L’arrivo a Roma nel 2023, voluto da Francesco come prefetto del Dicastero per i Vescovi, lo ha posto in una posizione chiave per la selezione dei nuovi vescovi in tutto il mondo.
La nomina a cardinale nello stesso anno è stata un preludio al Conclave che lo ha visto ascendere al soglio pontificio dopo soli quattro scrutini. Il suo primo appello al mondo è stato un invito alla costruzione di ponti: «Aiutateci anche voi a costruire i ponti con il dialogo e con l’incontro, per essere un solo popolo, per essere in pace». Un messaggio potente, focalizzato sulla pace in un’epoca segnata da conflitti e divisioni.
Se sulla guerra in Ucraina ha mantenuto un “silenzio operativo”, sulla questione dei migranti si è espresso con chiarezza, criticando le politiche di deportazione. Le sue prese di posizione sui social media testimoniano un pensiero critico e un’attenzione particolare verso i più vulnerabili.
Sul fronte dell’agenda di Francesco, Leone XIV sembra porsi in una linea di continuità, sostenendo il percorso sinodale e “Fiducia supplicans”. Pur mostrando una maggiore cautela sull’ordinazione femminile e usando toni severi sull'”ideologia di genere”, il suo approccio appare pragmatico, più orientato alla tenuta della Chiesa che alle rigide etichette dottrinali.
Il suo primo saluto da Papa ha esplicitamente richiamato Francesco: «Conserviamo nelle orecchie quella voce debole ma coraggiosa». Un legame sottolineato anche dalla sua dichiarazione di essere «figlio di Sant’Agostino».
Nonostante un percorso costellato anche da accuse infondate, la sua biografia, segnata dalla fedeltà alla missione e dalla distanza dal potere mediatico, sembra proteggerlo. Come sottolinea Padre Falcone, «non cerca i riflettori, preferisce costruire in silenzio».
Nato nel 1955 e con una solida formazione accademica e teologica, Leone XIV, poliglotta e sintesi di rigore nordamericano e umanesimo latino, si presenta come il Papa di una Chiesa globale, impegnata a trovare il suo posto in un mondo frantumato, aprendo all’ascolto e all’unità. L’era di Bergoglio è terminata, ma il suo spirito sembra trovare una nuova continuità in questa “dignitosa via di mezzo”, caratterizzata da sobrietà e rinnovata forza.