
Scontro tra Governo e Magistratura dopo la condanna di Delmastro

Le tensioni tra Governo e Magistratura tornano a infiammarsi dopo la condanna del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. La decisione del collegio giudicante ha suscitato dure reazioni all’interno di Fratelli d’Italia, che accusa la magistratura di “pregiudizio politico”.
“Altro che la giudice Albano. Lei, in confronto, era una moderata…”, si mormora nei corridoi del partito. I meloniani puntano il dito contro Francesco Rugarli, presidente del collegio giudicante, ritenuto vicino alla corrente di sinistra delle toghe. “Una condanna politica che si commenta da sola”, ha dichiarato Delmastro, confermando l’intenzione di fare appello e proseguire la battaglia per la riforma della giustizia.
L’Associazione nazionale magistrati ha replicato con fermezza alle accuse: “Siamo sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza. Dichiarazioni gravi, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”. Il sindacato delle toghe difende l’attuale sistema e boccia la proposta di separazione delle carriere, affermando che “per avere un giudice terzo, non occorre andare a Berlino”.
Le tensioni rischiano di far naufragare il tentativo di dialogo avviato tra governo e magistratura. Il faccia a faccia tra Giorgia Meloni e il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, previsto per il 5 marzo, resta confermato, ma il clima è tutt’altro che disteso. “Questo caso dimostra che ci vuole il sorteggio per eradicare il potere delle correnti nella magistratura”, ha ribadito Delmastro, rilanciando la necessità della riforma.
Nella maggioranza, però, non tutti condividono l’approccio aggressivo. “La priorità ora è portare a casa la separazione delle carriere. Alzare il tono dello scontro fa il gioco di chi non vuole la riforma”, confida una fonte di Forza Italia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella segue con attenzione la vicenda, preoccupato che il conflitto tra istituzioni possa oltrepassare la soglia critica.
I prossimi giorni saranno decisivi per capire se il Governo insisterà nel confronto diretto con la Magistratura o se prevarrà la volontà di riaprire un dialogo costruttivo.