
Santo Spirito: la tragedia della neonata morta ora ha quattro indagati tra gli infermieri del P.S.

In una notte che si preannunciava di gioia, il destino ha preso una piega tragica all’ospedale Santo Spirito, dove la piccola Valentina ha lasciato questo mondo solo un’ora dopo il suo arrivo, il 15 febbraio.
La Procura ha messo sotto indagine quattro figure sanitarie del Santo Spirito, tra cui tre medici e un’ostetrica, per omicidio colposo. La madre, Vlada Savciuc, una donna di 29 anni con una brillante carriera da ingegnere informatico e la conoscenza di cinque lingue, aveva deciso di partorire in quella struttura, senza immaginare il tragico esito.
Il cuore dell’indagine pulsa nelle diciotto ore trascorse da Savciuc in ospedale, ore durante le quali la futura madre ha più volte segnalato malessere e preoccupazione, senza ricevere l’attenzione necessaria. Le parole di Savciuc, “Chiedevo aiuto e nessuno è venuto”, risuonano come un macabro eco di un sistema che, in quella notte, ha fallito nel suo compito più sacro: salvaguardare la vita.
L’inchiesta ora dovrà dipanare la matassa di questa tragedia, discernendo tra negligenza professionale e fatalità. È indispensabile che si faccia luce sulla dinamica degli eventi per restituire giustizia a Valentina e alla sua famiglia. Questo caso solleva interrogativi dolorosi sulla prontezza e l’efficacia delle nostre strutture sanitarie, sulla capacità di ascolto e intervento nei momenti più critici.
È dovere della comunità e delle istituzioni assicurare che la perdita di Valentina non sia vana, ma che diventi un catalizzatore per il miglioramento della qualità dei servizi sanitari. La tragedia di Valentina e di Vlada Savciuc deve spingere verso una riflessione profonda sulle modalità di assistenza in ospedale, evidenziando l’importanza di un ascolto attivo e di un intervento tempestivo, per garantire che tragedie del genere non si ripetano mai più.