
Sanità italiana, la pagella Agenas: voti eccellenti per 7 reparti della Capitale
La sanità italiana mostra segnali di miglioramento, ma continua a essere caratterizzata da un divario significativo tra Nord e Sud. È quanto emerge dal nuovo dossier dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha presentato la ricerca “Pne 2025: qualità e diseguaglianze territoriali”. Un’analisi complessa, che valuta oltre mille strutture italiane attraverso 218 indicatori e che restituisce una fotografia dettagliata dell’efficienza ospedaliera nel Paese. «Il sistema ospedaliero italiano è in salute, ma permangono variabilità non solo tra Nord e Sud, ma anche tra grandi città e territori meno serviti», spiega il commissario straordinario di Agenas, Amerigo Cicchetti. Una disparità che spesso, sottolinea l’agenzia, può influenzare le possibilità di cura dei cittadini, condizionate non solo dal reddito ma anche dal luogo di residenza.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, conferma che le criticità sono ancora evidenti soprattutto negli interventi oncologici più complessi, dove alcune regioni meridionali faticano a raggiungere gli standard previsti. «Penso al tumore del pancreas, operato in centri ad alto volume solo nel 28 per cento dei casi, o al tumore del retto. Anche la tempestività di accesso alle procedure salvavita varia moltissimo tra Nord e Sud», osserva Schillaci. La stessa disomogeneità emerge nell’ambito materno-infantile, con differenze marcate nelle percentuali dei parti cesarei e nell’appropriatezza clinica.
Roma rappresenta un’eccezione all’interno del Centro-Sud: grazie alla concentrazione di grandi ospedali, policlinici universitari e centri di ricerca, la Capitale compare più volte nella lista delle strutture con performance “alte” o “molto alte”. Tra queste figurano il San Camillo e il Sant’Andrea per l’ambito cardiocircolatorio, il San Filippo Neri e il Gemelli per il sistema nervoso, il Gemelli, l’Umberto I, il Sant’Eugenio e l’Isola Tiberina per la chirurgia oncologica, oltre a numerose eccellenze nel settore osteomuscolare. Proprio il Gemelli risulta essere l’ospedale laziale con il maggior numero di ambiti clinici di eccellenza. «Questo risultato premia l’impegno e la professionalità di tutto il personale», sottolinea il direttore generale Daniele Piacentini.
A livello nazionale, quindici ospedali raggiungono la valutazione più alta in almeno sei ambiti clinici, collocandosi al vertice della sanità italiana. La maggior parte si trova in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, mentre solo una struttura meridionale, l’Aou Federico II di Napoli, compare nell’elenco. Di contro, sono 198 le strutture per le quali Agenas ha previsto audit e revisioni della qualità, a causa di gravi criticità operative o di livelli di aderenza agli standard giudicati molto bassi. I numeri più elevati si registrano in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Calabria.
Il report conferma anche altri aspetti positivi. L’Italia concentra sempre più i casi complessi in strutture ad alto volume, migliorando la qualità delle cure e riducendo la mortalità. Nell’area cardiovascolare, i ricoveri diminuiscono del 20 per cento, mentre il 90 per cento degli interventi avviene in centri altamente specializzati. Migliorano anche le operazioni per frattura del femore negli over 65 e diminuiscono i parti cesarei, pur con un gap ancora evidente tra Nord e Sud.
L’immagine complessiva che emerge dal Pne 2025 è quella di un sistema ospedaliero con molte eccellenze ma ancora fragile nelle regioni meridionali, dove il gap infrastrutturale e organizzativo continua a pesare in modo significativo. Per Agenas, l’obiettivo resta quello di ridurre progressivamente queste diseguaglianze, affinché il diritto alla salute sia garantito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.