Roma, sabotaggi firmati “Robin Hood” nei B&B della capitale

03/11/2024

A Roma si sta diffondendo una curiosa forma di protesta contro il turismo di massa. Un gruppo di vandali, autodefinitosi “Robin Hood”, ha iniziato a sabotare portachiavi elettronici e dispositivi di accesso automatico nei B&B e negli affittacamere, lasciando dietro di sé il simbolo di un cappello verde con una piuma rossa e volantini in cui denunciano il “Giubileo dei ricchi”. L’azione, che mescola ironia e vandalismo, punta a sollevare una riflessione sull’impatto dell’over-tourism nella capitale, in particolare in vista del Giubileo del 2025, un evento che promette di attrarre milioni di visitatori in città.

Il gruppo sembra voler richiamare l’attenzione su come il turismo di massa stia cambiando il volto dei quartieri storici, portando a un progressivo impoverimento della qualità della vita dei residenti, che vedono i loro spazi occupati e trasformati per assecondare le esigenze dei visitatori. Nei volantini, i “Robin Hood” moderni criticano l’utilizzo indiscriminato delle proprietà private per fini turistici, denunciando un modello economico che, a loro dire, favorisce solo i ricchi, lasciando poco o nulla ai cittadini comuni.

Il gesto ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, c’è chi lo condanna come puro vandalismo, un danno inutile che colpisce piccoli proprietari e albergatori che hanno sofferto duramente la crisi del Covid e stanno cercando di risollevarsi. Dall’altro, alcuni residenti vedono in queste azioni un tentativo di dare voce a un disagio reale. Il turismo di massa, infatti, porta con sé affitti più alti, un aumento dei costi dei servizi e una trasformazione del tessuto sociale delle aree più antiche della città.

Tuttavia, le azioni di “Robin Hood” non sembrano avere un impatto effettivo sul problema. La distruzione dei dispositivi elettronici non ferma il flusso di visitatori né affronta in modo strutturale le problematiche del turismo di massa. Le forze dell’ordine sono al lavoro per identificare i responsabili, anche se il gruppo pare agire in modo anonimo, senza lasciare indizi utili per il loro rintracciamento.

Il fenomeno solleva una questione complessa e ancora irrisolta: come gestire il turismo in una città che vuole accogliere il mondo ma non perdere la propria identità.

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