
Roma: intossicazione da cloro in piscina, ricoverati 5 bambini

Doveva essere una mattinata di gioco e spensieratezza, ma si è trasformata in un incubo. Cinque bambini sono rimasti intossicati dal cloro in una piscina privata nel quartiere Borghesiana a Roma, durante un’attività ricreativa. Uno di loro, un bambino di 9 anni, è ricoverato in condizioni gravi nel reparto di terapia intensiva del Policlinico Umberto I. Secondo fonti sanitarie, il piccolo non risponderebbe ai trattamenti farmacologici somministrati sinora e rischierebbe addirittura danni neurologici, anche se non è in pericolo di vita.
Secondo le prime ricostruzioni, l’incidente si è verificato lunedì mattina presso un centro sportivo di via Capanna Murata. Intorno alle 10, durante il bagno, uno dei bambini avrebbe notato un cambiamento nell’acqua e avrebbe detto alla madre: “Mamma, l’acqua sta diventando gialla”. Pochi minuti dopo, i piccoli hanno iniziato a manifestare difficoltà respiratorie e irritazioni cutanee. L’Ares 118 è intervenuta tempestivamente: tre bambini di 5, 7 e 11 anni e una bambina di 7 anni sono stati trasportati in ospedale. Due sono stati dimessi dal Pronto soccorso, altri due restano ricoverati. Quattro dei cinque minori coinvolti sono fratelli.
La Procura di Roma ha immediatamente aperto un’indagine per lesioni gravissime, mentre si cerca di chiarire la dinamica della fuoriuscita di cloro, che secondo i primi accertamenti sarebbe avvenuta dalle bocchette della piscina.
L’episodio ha riacceso l’attenzione sulla sicurezza chimica nelle strutture ricreative. Il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), Alessandro Miani, ha spiegato: “Si tratta solo dell’ultimo episodio in una lunga serie. I prodotti utilizzati per disinfettare le acque – ipoclorito di sodio, acido solforico e altri – sono sostanze classificate come pericolose perché corrosive”.
Miani ha messo in guardia sugli effetti dell’inalazione del cloro gassoso, potenzialmente liberato quando questi composti entrano in contatto con correttori di acidità: “Si tratta di gas tossico che può causare gravi ustioni alle vie respiratorie anche dopo pochi minuti”. Le conseguenze, in caso di esposizione massiccia, possono includere bronchiti croniche, disturbi neuropsichici e insufficienza renale.
La tragica vicenda ha sollevato interrogativi urgenti su manutenzione, vigilanza e formazione del personale all’interno dei centri sportivi privati. Le autorità sanitarie e giudiziarie stanno valutando eventuali responsabilità legate alla gestione e conservazione delle sostanze chimiche. Mentre il piccolo continua la sua lotta in terapia intensiva, resta alta l’attenzione per evitare che tragedie simili possano ripetersi in strutture frequentate quotidianamente da famiglie e bambini.