
Roma, infiltrati nei cortei pro-Pal: i violenti isolati dai manifestanti

Ancora una volta a Roma si è ripetuto uno schema già visto: frange estremiste e gruppi di antagonisti violenti che cercano di infiltrarsi nei cortei pacifici per trasformarli in disordini. Ma questa volta, la strategia è fallita. Durante la grande manifestazione pro-Palestina di sabato, i facinorosi sono stati isolati e respinti dagli stessi manifestanti, che li hanno insultati e costretti ad allontanarsi.
Secondo le informazioni raccolte dal Viminale, diversi militanti provenienti da Napoli, Taranto, Toscana, Emilia Romagna, Milano e Torino erano giunti nella Capitale con l’intento di provocare scontri. L’obiettivo: infiltrarsi nel corteo e creare tensione, in continuità con le azioni anarchiche ispirate al motto «Blocchiamo tutto per Gaza». Tuttavia, la marea di manifestanti pacifici ha impedito qualsiasi manovra violenta, costringendo i gruppi radicali a spostarsi ai margini della manifestazione. In alcuni casi, i black bloc hanno tentato di lanciare bombe carta rinforzate con frammenti di vetro, ma sono stati intercettati dalle forze dell’ordine e respinti. Gli investigatori ritengono che questi episodi si inseriscano in una strategia di destabilizzazione che proseguirà anche oltre il conflitto a Gaza, sfruttando di volta in volta nuovi temi per alimentare la protesta.
Il piano di sicurezza predisposto dal Viminale ha comunque funzionato. Nella giornata di sabato si sono registrati 41 agenti feriti, ma la situazione è rimasta sotto controllo. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in un messaggio su X, ha espresso «vicinanza e solidarietà agli agenti», lodando «l’equilibrio e la fermezza dimostrati». Ha inoltre ringraziato il comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, per l’«impegno encomiabile dei carabinieri» nelle operazioni di contenimento. Dopo le 18.30, un gruppo di circa 300 persone ha cercato di deviare il corteo verso il centro e la stazione Termini, accendendo fumogeni e indossando maschere antigas e cappucci. In piazza San Giovanni, però, i facinorosi sono stati fischiati e isolati. Gli scontri più gravi si sono verificati poi in piazza dell’Esquilino e via Merulana, dove sono stati fermati diversi partecipanti. Il bilancio finale parla di 2 arresti, 14 denunce e circa 300 identificazioni.
Tra gli identificati figurano pochi romani – appartenenti ai collettivi Monteverde Antifascista, Trieste-Salario Antifascista e Zaum della Sapienza – mentre la maggioranza proviene dal Centro-Nord. Gli investigatori stanno verificando i legami con il centro sociale Acrobax, dove è stato fermato un furgone con mazze e materiale contundente. Altri contatti emergono con il Quarticciolo Ribelle e il centro torinese Askatasuna, che avrebbero però dissuaso i propri affiliati dall’unirsi agli scontri. Molti dei fermati sarebbero giovani e giovanissimi, anche minorenni, attratti da slogan e ideologie anarchiche diffuse nei licei e nelle università. «Giocano a fare gli antagonisti», osservano fonti investigative, sottolineando come la maggior parte dei manifestanti pacifici abbia aiutato la polizia nelle identificazioni, filmando e fotografando i momenti di tensione. Le indagini della Digos proseguono: in analisi decine di video e immagini – anche girate con droni – per individuare tutti i responsabili delle violenze e chiarire la rete logistica che ha sostenuto l’arrivo dei gruppi più radicali nella Capitale.