
Roma, il “re delle truffe” ora è accusato anche di violenza sessuale

Si era presentato come Giuseppe Laterza, uno psichiatra, generale dei carabinieri in forza ai Nas e persino alto prelato vaticano. Dietro la maschera, però, si nascondeva Stefano Ramunni, 61 anni, originario della Puglia e noto truffatore con una lunga serie di precedenti alle spalle, tanto da essere soprannominato dalla trasmissione Le Iene «il re delle truffe». Ora la Procura di Roma ha chiesto per lui il rinvio a giudizio, con una sfilza di capi d’imputazione che vanno dalla truffa aggravata alla violenza sessuale, passando per lesioni, maltrattamenti e esercizio abusivo della professione medica. «Gli aveva promesso una carriera nei Nas e nella Protezione Civile Vaticana», spiegano gli inquirenti. «Ma lo ha solo distrutto, sottraendogli denaro, dignità e libertà».
Il raggiro si è consumato tra luglio e novembre 2024, quando Ramunni aveva stretto un rapporto personale e di convivenza con un 40enne originario della Campania. Lo aveva convinto a licenziarsi dal suo impiego, trasferire il TFR su un nuovo conto controllato da lui, e ad aprire altri conti bancari intestati alla vittima. In cambio prometteva case, milioni di euro e persino l’immunità vaticana. Ma dietro queste fantasie, si celava una gestione totale e autoritaria della vita dell’uomo, a cui era stato persino vietato l’accesso ai propri soldi.
Ramunni si faceva anche accompagnare nei locali, fingendosi ispettore dei Nas, e faceva fotografare al 40enne i bagni dei ristoranti per «verificare violazioni sanitarie». Tutto parte di un disegno di manipolazione mentale e isolamento.
Ancora più inquietante il quadro delle violenze fisiche e sessuali. Ramunni, fingendosi medico, avrebbe prescritto e somministrato psicofarmaci alla vittima, rendendolo inabile a reagire. In questo stato di vulnerabilità, lo avrebbe costretto a subire abusi sessuali, in alcuni casi con lesioni certificate, e lo avrebbe minacciato evocando la figura fittizia di un fratello appartenente ai servizi segreti, pronto a ucciderlo con «un’iniezione letale». «Se non fai quello che ti dico, ti faccio a pezzi e ti do in pasto ai maiali», avrebbe detto l’imputato secondo le ricostruzioni giudiziarie.
Il 40enne ha vissuto per mesi in un regime di terrore e dipendenza psicologica, fino alla denuncia che ha fatto scattare le indagini. Ora Ramunni rischia di affrontare un nuovo processo dopo una lunga carriera costellata di truffe e raggiri. Questa volta, però, l’elenco delle accuse è tra i più gravi.