
Roma, condannata per revenge porn e stalking contro l’ex compagno

Elina L.R., una donna uzbeka di 47 anni, è stata condannata a due anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Roma per revenge porn, atti persecutori e minacce nei confronti del suo ex compagno, un noto manager romano. La sentenza arriva dopo mesi di indagini che hanno svelato un comportamento ossessivo e vendicativo da parte della donna, iniziato nell’estate del 2022. Elina, incapace di accettare la fine della relazione, ha perseguitato l’uomo e il suo entourage inviando messaggi minacciosi e pubblicando sui social immagini intime che ritraevano il manager in pose compromettenti. Tra le foto divulgate, una particolarmente esplicita lo mostrava vestito da Babbo Natale con un cappello, una giacca sbottonata e indumenti intimi visibili. La vicenda, che ha coinvolto anche la famiglia della vittima, ha causato un grave stato di ansia nell’uomo, spingendolo a denunciare.
La relazione tra Elina e il manager era iniziata nell’ottobre 2021 su Tinder, con incontri successivi in diverse città europee. Tuttavia, le pressanti richieste economiche della donna avevano portato alla rottura definitiva nel luglio 2022. Da quel momento, Elina ha scatenato una campagna di vendetta: messaggi inquietanti, foto compromettenti pubblicate su falsi account Instagram e continui riferimenti a una presunta gravidanza, rivelatasi poi falsa. In uno dei messaggi inviati alla vittima, la donna annunciava sarcasticamente la nascita di una bambina a Miami, alimentando il caos nella vita personale del manager. Non soddisfatta, Elina aveva persino contattato la moglie del manager, rivelandole la presunta relazione e inviandole prove fittizie dei regali e bonifici ricevuti.
Il comportamento ossessivo della donna ha avuto un forte impatto psicologico sulla vittima e sulla sua famiglia, causando timori per la loro sicurezza. La strategia di Elina, che includeva il tagging dei profili social dei familiari del manager, compresi quelli di un figlio minorenne, è stata descritta come una persecuzione sistematica volta a distruggere la reputazione dell’uomo. Mercoledì mattina, la sentenza ha messo fine a questa vicenda: oltre alla pena detentiva, la donna è stata condannata al pagamento di una provvisionale di 30mila euro in favore della vittima. Il caso sottolinea la gravità dei reati legati al revenge porn e allo stalking, fenomeni che continuano a emergere con forza nell’era digitale.