
Roma capitale del cinema: 100 set in un anno e investimenti record
Roma non è solo un set naturale, è un motore industriale. Tra gennaio e novembre di quest’anno la Capitale ha ospitato 100 produzioni audiovisive, dalle serie ai film internazionali, dai videoclip agli spot. Un primato che consolida l’attrattività globale della città, scelta da case di produzione europee e americane e dominata – come sempre – dal fascino ineguagliabile del centro storico: 38 set nel I Municipio, 17 nel II.
Fra le produzioni più attese spiccano Roma elastica del regista francese Bertrand Mandico con Marion Cotillard e, nelle prossime settimane, l’arrivo del kolossal The Resurrection of Christ di Mel Gibson, che girerà nel nuovissimo Teatro 22 di Cinecittà, la struttura più tecnologica d’Europa. Roma è reduce anche dall’esperienza con Ridley Scott per The Dog Stars, con Martin Scorsese per The Saints, con Tom Hollander per The Iris Affair, oltre a produzioni Disney e Universal ancora coperte dal riserbo.
La vera sfida ora è il 2026. «Puntiamo a mantenere lo stesso trend: Roma resta un’ambientazione ultra-attraente e le richieste internazionali continuano ad aumentare», spiega Lorenza Lei, amministratrice delegata della Lazio Film Commission, rinata lo scorso giugno con un nuovo statuto e con Roma Capitale di nuovo nel cda dopo dieci anni.
Al centro c’è un piano triennale da 60 milioni di euro dedicato alle imprese del settore e alla formazione professionale, attraverso scuole come la “Gian Maria Volonté” e Officina delle Arti “Pier Paolo Pasolini”.
Il settore audiovisivo romano non è solo glamour: è economia vera. Secondo l’analisi curata da CNA Roma, Nina, Camera di Commercio e Roma Lazio Film Commission, la Capitale concentra 30.000 addetti sui 124.000 nazionali, 1.010 imprese attive, il numero più alto in Italia, e il 63% del valore della produzione italiana, pari a 3,39 miliardi su 5,41 complessivi.
Roma incassa inoltre oltre l’80% dei fondi pubblici destinati alle coproduzioni internazionali tra 2020 e 2024, per un totale di 367 milioni di euro. Il Tax Credit internazionale ha attratto in Italia circa 1,5 miliardi negli ultimi anni, di cui l’82,5% destinato a società romane.
La Regione Lazio, tramite Lazio Cinema International, ha erogato 80,6 milioni tra il 2016 e il 2024, generando investimenti sul territorio per oltre 268 milioni e un impatto economico complessivo vicino al miliardo. Secondo la Cassa Depositi e Prestiti, ogni euro investito nel cinema ne genera 3,54 in ricadute economiche.
Mentre Roma corre, dall’America arriva un’ombra: la possibile acquisizione di Warner da parte di Netflix o Paramount. Un’operazione che cambierebbe gli equilibri mondiali dell’intrattenimento.
«Potrebbe essere un rischio, ma anche un’occasione per far riflettere le imprese italiane su possibili alleanze. L’ostruzionismo non porta crescita», osserva Lorenza Lei. Più cauta la posizione del produttore Gianluca Curti (CNA audiovisivo): «Non deve essere un male, ma un impulso a ripensare il modello di business».
Ancora più netta la preoccupazione di Alessandro Usai, presidente di Anica: «La fusione non dovrà costare posti di lavoro né ridurre gli investimenti stranieri in Italia. Netflix e Warner sono stati finora partner decisivi per la crescita del settore: devono continuare a esserlo».
Il timore principale riguarda la concentrazione del mercato e il possibile ridimensionamento delle produzioni locali. Ma c’è anche una speranza: entrambe le major hanno un forte dna cinematografico, che lascia immaginare un futuro in cui la sala resti centrale e le produzioni italiane continuino a dialogare con i colossi globali.
Roma continua a investire nel cinema, forte del brand unico che tutto il mondo le riconosce e di una filiera industriale che si espande dalla scrittura alla distribuzione, fino ai festival.
Il 2026 potrebbe essere un anno di nuove sfide e nuove opportunità: tra player globali in movimento, piattaforme in trasformazione e set in crescita, la Capitale punta a restare la regina del cinema europeo, mettendo insieme identità, competitività e innovazione.