
Pubblico impiego, Zangrillo accelera sui rinnovi: 10 miliardi per il 2025-27

Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha firmato la direttiva madre e quella specifica per le Funzioni centrali, segnando l’avvio ufficiale della nuova stagione contrattuale per il pubblico impiego. Sul tavolo ci sono 9,968 miliardi di euro già stanziati dal governo per il triennio 2025-2027, risorse che dovrebbero garantire aumenti pari a circa il 2% annuo e il recupero dell’inflazione per i dipendenti.
Le direttive sono state trasmesse al Mef per le verifiche di prassi, dopo le quali l’Aran, guidata da Antonio Naddeo, potrà convocare i tavoli di negoziato. Il primo comparto a partire sarà quello delle Funzioni centrali – circa 200 mila dipendenti tra ministeri, agenzie fiscali ed enti non economici – seguito dalla Sanità, mentre più complessa si annuncia la situazione per enti locali e scuola, dove i rinnovi 2022-2024 non sono ancora conclusi.
Per i circa 400 mila dipendenti comunali e regionali, il negoziato è in corso ma rallentato dalle posizioni di Cgil e Uil. La seconda, tuttavia, sembra aver aperto a una possibile chiusura. «Entro due mesi dalla firma dell’accordo avvieremo subito la trattativa per il 2025-2027», ha promesso Zangrillo, segnalando la volontà di non accumulare più ritardi storici.
Anche sul fronte della scuola si cerca un’accelerazione: il governo ha messo sul tavolo ulteriori 240 milioni di euro una tantum, recuperati dagli avanzi dei precedenti contratti. La sfida è chiudere presto i dossier ancora aperti per potersi concentrare sul nuovo triennio.
Oltre agli aumenti salariali, il governo punta a ridurre le differenze di retribuzione tra comparti, in particolare tra i dipendenti dei ministeri e quelli comunali. «Rispettare le regole e colmare i divari significa valorizzare le esperienze dei visitatori, migliorare la vita dei residenti e garantire una concorrenza leale», ha spiegato Zangrillo parlando al forum di Cernobbio.
Il tema è particolarmente sentito dai sindaci del Nord, che lamentano una “fuga” dei lavoratori verso altre amministrazioni più remunerative. Già nei mesi scorsi il governo aveva allentato i vincoli sui fondi accessori per dare più margini ai Comuni virtuosi, ma resta da trovare un equilibrio con la sostenibilità dei conti pubblici.
Intanto, anche la dirigenza sanitaria è in attesa di chiudere il contratto 2022-2024, come ha ricordato il presidente del Comitato di settore Marco Alparone, che auspica una rapida firma per poi aprire il nuovo ciclo. Con i soldi già a disposizione, l’obiettivo condiviso è evitare ritardi e dare rapidamente agli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici gli aumenti promessi.