
Pubblica amministrazione: innovazioni in arrivo con il nuovo contratto

L’imminente firma del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) rappresenta un punto di svolta per la pubblica amministrazione italiana. Con l’obiettivo di renderla più giovane, tecnologica e attrattiva, il nuovo contratto introduce aumenti salariali, maggiore flessibilità lavorativa e iniziative per la formazione continua. Questo passo segna l’avvio di una trasformazione che si concretizzerà con i successivi rinnovi contrattuali già previsti per i trienni 2025-2027 e 2028-2030. Tuttavia, nonostante gli sforzi per aggiornare il sistema, la PA italiana affronta ancora ostacoli significativi, tra cui la scarsa attrattiva per i giovani e la difficoltà a trattenere i talenti selezionati tramite concorsi pubblici.
“Uno dei punti centrali del nuovo contratto è l’implementazione del lavoro agile, con il superamento della prevalenza della presenza fisica e il riconoscimento del buono pasto anche per le giornate di smart working – spiega Marco Carlomagno, segretario generale della FLP, Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche – Questa misura, secondo una ricerca della società Bigda, potrebbe portare benefici tangibili: risparmi annuali di 93 ore di viaggio e 250 euro per ogni lavoratore. Parallelamente, gli stipendi nella PA sono destinati a un incremento significativo: con il nuovo CCNL, i dipendenti non dirigenti vedranno un aumento medio di 165 euro lordi mensili, ulteriormente incrementabili con i successivi rinnovi“. Queste modifiche puntano a colmare il divario retributivo con il settore privato, dove gli aumenti salariali hanno toccato il 4,2% rispetto all’1,6% della PA nel 2024.
Nonostante le aperture dei concorsi pubblici negli ultimi anni, la pubblica amministrazione fatica a ringiovanire i propri ranghi. La generazione Z, infatti, partecipa ai concorsi con una percentuale inferiore al 30%, preferendo spesso alternative professionali più dinamiche. “Questa situazione evidenzia la necessità di aggiornare i processi formativi e migliorare le condizioni lavorative per rendere il settore pubblico più competitivo. Solo attraverso un deciso cambio di passo, che includa salari adeguati, flessibilità lavorativa e innovazione tecnologica, sarà possibile garantire una PA efficiente, capace di rispondere alle sfide del futuro“, conclude Carlomagno.