
Per la Cassazione niente servizi sociali per Carminati. Resta in carcere

La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per Massimo Carminati, figura di spicco dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, rinominata mediaticamente Mafia Capitale. L’ex membro di spicco dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), gruppo terroristico neo-fascista attivo negli anni Settanta, e in seguito protagonista di una delle inchieste giudiziarie più complesse degli ultimi anni, resterà in carcere, con l’obbligo di scontare il residuo della sua pena, peraltro inferiore a 4 anni.
Carminati, noto alle cronache giudiziarie e mediatiche da oltre un decennio, aveva avanzato la richiesta di scontare la pena in modalità alternativa. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto “inammissibile” la domanda, confermando così il rigetto già stabilito dai giudici di merito. Il percorso giudiziario di Carminati, iniziato nel 2014, aveva visto numerose svolte, tra cui il riconoscimento dell’aggravante mafiosa per i reati contestatigli. Un’aggravante che poi era stata annullata dai giudici della Corte di Cassazione nel 2019, ridimensionando almeno in parte la portata dell’inchiesta.
L’indagine “Mondo di Mezzo”, che era emersa sotto la guida del procuratore Giuseppe Pignatone, aveva rivelato un sistema di corruzione radicato tra Roma e il Lazio che avrebbe coinvolto numerosi politici, imprenditori e dirigenti ed aveva avuto una grandissima eco mediatica. Un vero terremoto politico, che però si sarebbe via via sgonfiato lungo il percorso giudiziario, fino adarrivare alla decisione della cassazione di escludere l’aggravante mafiosa a carico degli imputati. Dopo un lungo processo, la sentenza definitiva di condanna è arrivata nel 2017, seguita da numerosi tentativi legali da parte degli imputati, tra cui Carminati (condannato a tre anni e due mesi), per ottenere misure alternative alla detenzione.