
Papa Leone XIV: dal Regina Caeli un forte appello alla pace

Appena quattro giorni dopo la sua elezione nella Cappella Sistina, Papa Leone XIV ha subito delineato i contorni del suo impegno geopolitico di lungo termine. Dal suo primo Regina Caeli recitato in pubblico, emerge con forza la volontà di una Chiesa ancor più attiva nella costruzione di una pace “disarmata e disarmante”, focalizzata sulla promozione dell’etica della non violenza. Ieri, a mezzogiorno, il Pontefice ha levato un appello accorato ai leader mondiali: “Mai più la guerra.”
La sua voce, pacata ma dal tono fermo e deciso, ha toccato le piaghe di un mondo segnato da oltre cinquanta conflitti, molti dei quali silenti o semi-nascosti, fino alle crisi macroscopiche come quelle in Ucraina e Gaza, scenari che il suo predecessore definiva una “terza guerra mondiale a pezzi”. Una visione pienamente condivisa dal Santo Padre, consapevole della complessità di operare in questa fase storica carica di incognite.
Affacciandosi per la seconda volta dalla Loggia delle Benedizioni davanti a centomila fedeli, il Papa dei due mondi – nato negli USA ma formatosi in Sud America – ha offerto una lezione di storia densa di significati impliciti. Ha ricordato “l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale che terminava 80 anni fa, proprio l’8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime.” Un orrore che, ammonisce, rischia di ripresentarsi. “Come ha più volte affermato Papa Francesco mi rivolgo anche io ai grandi del mondo ripetendo l’appello sempre attuale: Mai più la guerra.”
Non è un caso che Leone XIV abbia ripreso questa frase storica, eco del pontificato di Paolo VI all’ONU nel 1965 e successivamente “urlata” da Giovanni Paolo II nel 2003 di fronte all’imminente invasione dell’Iraq. La profezia di Wojtyla, purtroppo avveratasi con la destabilizzazione del Medio Oriente, sembra riecheggiare nell’attuale scenario globale. “Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo,” ha aggiunto il Pontefice, allargando lo sguardo alle molteplici crisi dimenticate.
La posizione di Papa Prevost sull’Ucraina sembra denotare una sfumatura diversa rispetto a quella del suo predecessore, con un’attenzione più marcata agli effetti dell’invasione russa. “Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie.” L’uso dell’aggettivo “amato” anziché “martoriato”, il riferimento ai bambini deportati e la richiesta di una pace “giusta” suggeriscono una linea potenzialmente più assertiva nel riconoscimento dei diritti ucraini e del diritto internazionale.
Significativo, in tal senso, è il ricordo di un’intervista televisiva rilasciata da Prevost all’indomani dell’invasione russa e del massacro di Bucha, quando ancora era vescovo in Perù. In quell’occasione, espresse giudizi netti definendo l’azione russa una “invasione imperialista” motivata da interessi di potere e denunciando i “crimini contro l’umanità in Ucraina.” Pur consapevole della necessità di una maggiore cautela diplomatica ora che siede sul soglio di Pietro, questa presa di posizione passata lascia intravedere una potenziale discontinuità con alcune delle iniziative diplomatiche di Francesco, giudicate da Kiev come sbilanciate verso Mosca. L’Ucraina si preannuncia un banco di prova importante per il nuovo pontificato, e non è escluso che Leone XIV possa decidere di recarsi presto a pregare sui luoghi dei massacri.
L’appello alla pace del Regina Caeli non poteva tralasciare la drammatica situazione a Gaza. Anche in questo caso, le parole di Leone XIV sono state misurate: si è detto addolorato e ha chiesto il cessate il fuoco, l’invio di “soccorso umanitario alla popolazione stremata civile e la liberazione di tutti gli ostaggi”, senza però menzionare direttamente le parti in conflitto, Israele e Hamas.
Mentre pronunciava queste parole, centomila persone lo applaudivano a lungo in Piazza San Pietro, sventolando bandiere di diverse nazionalità, tra cui quelle americana e peruviana. L’atmosfera, con le bande musicali giunte per il Giubileo, era di grande festa. Prima di congedarsi, Leone XIV ha rivolto un pensiero alle vocazioni, esortando i giovani a seguire la voce di Cristo con un “Non abbiate paura”, e ha salutato tutte le mamme per la loro festa, “anche a quelle che sono in Cielo”, un pensiero commosso alla sua madre scomparsa.
Dopo aver salutato la folla festante, Papa Leone XIV è rientrato, pronto ad affrontare le prime attività del suo pontificato, a partire dall’incontro odierno con la stampa mondiale e successivamente con il corpo diplomatico. Già si profilano i primi viaggi, con un’attenzione particolare a quello a Nicea, in Turchia, per commemorare il 1700° anniversario del primo concilio ecumenico, la cui data definitiva sarà fissata con il Patriarca Bartolomeo.
La mattinata del Pontefice era iniziata con una messa nelle Grotte Vaticane, un luogo carico di storia dove ha affrontato il tema dell’evangelizzazione in un mondo sempre più secolarizzato, esortando a dare il buon esempio e a incoraggiare i giovani ad ascoltare la voce di Dio. Con la presa di possesso dell’appartamento papale, sigillato dopo la morte di Francesco, Papa Leone XIV entra ora nel vivo del suo pontificato, chiamato a navigare le complesse acque di un mondo in cerca di pace e di speranza.