
Omicidio di Fregene, tracce di sangue nella stanza della nuora della vittima

Per l’omicidio di Stefania Camboni si aggrava la posizione della nuora trentenne, Giada Crescenzi. Il fermo, decretato dai carabinieri di Ostia e dalla Procura di Civitavecchia, ipotizza l’omicidio volontario. L’arresto è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, al termine di un lungo interrogatorio nella caserma del Gruppo Ostia. Oggi verrà eseguita l’autopsia sul corpo della Camboni, mentre si attende l’interrogatorio di convalida per la Crescenzi davanti al giudice per le indagini preliminari.
Le indagini si concentrano su diversi elementi ritenuti chiave dagli inquirenti. Innanzitutto, le tracce di sangue rinvenute su alcuni oggetti nella camera da letto di Giada Crescenzi. In secondo luogo, le incongruenze tra i racconti forniti dalla trentenne e dal compagno, Francesco Violoni, figlio della vittima.
A destare particolare sospetto sono state le ricerche effettuate sul telefono della Crescenzi: query su Google relative a “come togliere le macchie di sangue dal materasso” e “come avvelenare una persona“. Elementi che, unitamente alle tracce ematiche, hanno portato al fermo per omicidio.
Un punto cruciale dell’inchiesta riguarda l’orario esatto della morte di Stefania Camboni. La nuora ha dichiarato di aver dormito profondamente dopo aver messo i tappi alle orecchie e assunto un farmaco prescritto per favorire il sonno. Francesco Violoni, rientrato dal turno di notte all’aeroporto di Fiumicino intorno alle 7 del mattino, ha trovato il corpo della madre senza vita.
Gli investigatori stanno cercando di accertare se la morte della 58enne sia avvenuta prima o dopo che Giada Crescenzi si fosse addormentata. L’analisi del telefono della giovane ha rivelato un’attività sospetta nelle ore in cui lei stessa ha dichiarato di dormire, rendendo l’ora del decesso un elemento fondamentale.
Un comunicato del procuratore Alberto Liguori evidenzia la scoperta di “voluminose tracce di sangue emerse dopo un doppio esame tecnico-scientifico, su cose presenti sulla scena del crimine“. In sostanza, il luminol ha rivelato la presenza di sangue ripulito su oggetti come interruttori, pigiama e pantofole all’interno della camera da letto di Giada Crescenzi, un luogo dove l’assassino non avrebbe avuto motivo di trovarsi.
L’avvocato Massimiliano Gabrielli, che assiste i figli e la sorella della vittima, ha definito l’omicidio “brutale” e ha espresso fiducia negli ulteriori accertamenti per confermare l’ipotesi accusatoria.
Di tutt’altro avviso i legali di Giada Crescenzi, Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli, che proclamano l’innocenza della loro assistita. Spiegano che le ricerche online sul sangue erano legate al ciclo mestruale abbondante della giovane, per evitare di macchiare il materasso dell’abitazione in cui era ospite. Quanto alla ricerca sull’avvelenamento, la difesa sostiene che si riferisse all’eliminazione di erbe infestanti dal giardino.
Gli inquirenti stanno verificando se la Crescenzi soffrisse di problemi psichiatrici e non escludono la possibilità che qualcuno l’abbia aiutata a spostare il corpo e a inscenare una rapina. Il giallo di Fregene è ancora lontano dalla sua risoluzione, con molti interrogativi in attesa di risposta dagli esami autoptici e dagli ulteriori sviluppi investigativi.