
Occupazioni negli atenei, Bernini scrive ai rettori: “Tutelare il diritto allo studio”

Le occupazioni nelle università italiane non si fermano e il caso diventa politico e istituzionale. Da Nord a Sud, da Genova a Bologna, passando per Milano e Firenze, molti atenei sono ancora parzialmente o totalmente bloccati sull’onda delle proteste pro-Palestina e pro-Flotilla. Le tensioni si moltiplicano, con episodi di violenza, lezioni sospese e studenti esclusi dalle aule. In alcuni casi, come a Genova, si è arrivati persino a un’aggressione a un dipendente tecnico-amministrativo, finito in ospedale con cinque giorni di prognosi.
Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha deciso di intervenire con una lettera indirizzata a Laura Ramaciotti, presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), invitando i vertici accademici a “impiegare ogni mezzo atto a garantire un equilibrato contemperamento tra libertà di manifestazione del pensiero e diritto allo studio”.
Bernini, parlando alla Festa del Foglio a Firenze, ha dichiarato: «Le occupazioni sono troppe. Un eccesso di protesta significa privazione di un diritto fondamentale: quello allo studio». La ministra ha anche riferito di aver ricevuto numerose lettere di aiuto da dottorandi e ricercatori, impossibilitati a ricevere le borse di studio a causa della sospensione delle attività amministrative. «Siamo al paradosso – ha aggiunto –, non si può difendere un diritto violandone un altro».
Nel frattempo, la situazione negli atenei resta critica. A Milano, la Statale ha chiuso per giorni la facoltà di Scienze Politiche, costretta a tornare ai corsi online “come ai tempi del Covid”. L’occupazione, iniziata il 6 ottobre, è terminata solo ieri. A Bologna, l’Alma Mater ha stimato oltre 1.600 studenti al giorno impossibilitati a seguire le lezioni a causa del protrarsi delle proteste. A Firenze, la rettrice Alessandra Petrucci si è detta pronta a incontrare gli studenti “a patto che le lezioni riprendano”, mentre a Genova si registrano gli episodi più gravi con aggressioni e danneggiamenti. Un quadro, quello che emerge, che preoccupa non solo il ministero, ma anche gli stessi rettori, chiamati a bilanciare libertà di espressione e diritto allo studio.
Bernini, di recente, è stata duramente contestata all’Università di Siena, dove si era recata per accogliere sei studenti palestinesi evacuati da Gaza. «Non sono stata contestata, ma insultata – ha raccontato –. Mi hanno rivolto cori sessisti e accuse di complicità con il genocidio. Una scena brutta, anche per gli studenti palestinesi presenti, rimasti sconvolti». Sull’episodio, la ministra ha confermato che i contestatori sono stati identificati: «Ora spetterà al rettore decidere se sporgere denuncia. Il reato esiste». Bernini ha infine ribadito la necessità di mantenere le università italiane come presidi di libertà e dialogo, ricordando che «sono agenzie di senso da cui deve ripartire tutto. È un errore lasciare soli gli atenei in questo momento».
Tra richieste di confronto e appelli alla calma, la tensione resta alta. Mentre gli studenti chiedono ascolto e libertà di protesta, il governo insiste sulla necessità di garantire il diritto allo studio e riportare la normalità nei campus universitari.