
Moody’s promuove l’Italia dopo 23 anni: sale il rating e fiducia sulla crescita
L’Italia archivia la stagione delle valutazioni sul merito di credito con una promozione che mancava da oltre vent’anni. Moody’s ha infatti alzato il rating del Paese da Baa3 a Baa2 con outlook stabile, un upgrade che non si registrava dal maggio 2002. Una decisione che premia la stabilità politica, l’andamento positivo dei conti pubblici e l’aumento degli investimenti, definiti dall’agenzia come destinati a restare sopra il 3,5% del pil nel triennio 2026-2028. A pesare nella valutazione anche il rafforzamento del settore bancario e un contesto imprenditoriale che Moody’s definisce «ampio e solido».
L’agenzia sottolinea soprattutto la fiducia nella capacità dell’Italia di utilizzare per intero i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, producendo effetti sulla crescita anche oltre il 2026. Sono elementi che, secondo gli analisti, potrebbero portare a un miglioramento strutturale del potenziale economico con benefici diretti sulle finanze pubbliche. «Siamo soddisfatti della promozione di Moody’s, la prima dopo 23 anni», ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «È una conferma della fiducia ritrovata nell’Italia e in questo governo». Una stabilità politica che, ricorda Moody’s, offre certezze sulla traiettoria della politica economica.
Per gli osservatori finanziari, l’upgrade era nell’aria. Da mesi, infatti, indicatori e previsioni mostrano un miglioramento rispetto al passato, con un deficit atteso al 3% già nel 2024 e al 2,8% nel 2025. Ciò aprirebbe la strada all’uscita anticipata dalla procedura europea per disavanzo eccessivo, scenario considerato molto probabile a Bruxelles in vista della verifica di marzo sull’indebitamento definitivo. Il miglioramento dei conti deriva anche dal ritorno dell’avanzo primario, pari allo 0,5% nel 2024 e previsto al 2% nel 2028 secondo le stime governative. Una dinamica che, confrontata con quella di altri grandi Paesi Ue, rafforza la posizione dell’Italia: la Francia, ricorda Vontobel, resterà in avanzo primario negativo per anni, con un debito atteso al 120% del pil nel 2027.
«Riteniamo di essere ancora sottovalutati rispetto ad altri Paesi», aveva affermato Giorgetti commentando già in ottobre la promozione di Dbrs. Moody’s, nelle proprie motivazioni, riconosce ora l’efficacia delle istituzioni, gli interventi di governance, la maggiore riscossione fiscale e l’aumento degli investimenti pubblici. Il percorso di rientro del debito, che risentirà ancora per un periodo degli effetti del Superbonus, dovrebbe stabilizzarsi e tornare a scendere dal 2027 fino a proiettarsi verso il 130% del pil nel 2034.
Una traiettoria considerata compatibile con un debito elevato ma sostenibile, soprattutto alla luce della robustezza del settore industriale italiano e della capacità di assorbire gli effetti negativi dell’invecchiamento della popolazione. Un quadro positivo che si aggiunge alle valutazioni già favorevoli di S&P e Fitch, che nei mesi scorsi avevano rivisto al rialzo il giudizio sull’Italia, consolidando un trend che dopo anni restituisce al Paese un profilo di maggiore affidabilità sui mercati internazionali.