
Manovra, tensioni nel Governo tra Forza Italia e Lega su affitti brevi e banche

«Diffidare dalle bozze», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti invitando alla calma dopo le prime indiscrezioni sulla manovra 2025, ma l’appello non è bastato a placare le tensioni interne alla maggioranza. La lettura dei testi preliminari ha acceso i riflettori su due fronti caldissimi: da una parte Forza Italia, pronta a dare battaglia sull’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi; dall’altra la Lega, decisa a rilanciare sul contributo delle banche. In attesa della versione definitiva, che sarà “bollinata” dalla Ragioneria generale dello Stato nei prossimi giorni, i partiti di governo iniziano già a fissare i propri paletti politici ed economici.
La proposta di portare la cedolare secca dal 21 al 26% anche per i proprietari che affittano un solo immobile è stata accolta con una levata di scudi dagli azzurri. Il vicepremier Antonio Tajani ha dichiarato apertamente: «Noi non potremmo mai votare una proposta come questa. Faremo di tutto perché il testo sia modificato, prima o durante il passaggio in Parlamento». Durante gli Stati generali della Casa a Torino, il responsabile Casa di Forza Italia Roberto Rosso ha ribadito la linea del partito: «Aspettiamoci che l’aliquota resti al 21%, altrimenti siamo pronti a votare contro». Tra le ipotesi di mediazione, un ritocco differenziato: mantenere l’aliquota attuale per chi affitta in proprio e applicare il 26% solo a chi utilizza piattaforme digitali come Airbnb. La questione è stata al centro del faccia a faccia tra Tajani e Giorgetti, insieme ad altri temi cari a Forza Italia, come il rinnovo dei contratti delle forze dell’ordine e la richiesta di chiarimenti sul prelievo straordinario alle banche. Parallelamente, gli azzurri si preparano a presentare il loro “Piano casa”, con proposte che vanno dal bonus ristrutturazioni strutturale al 50% — da inserire nel bilancio triennale — a un pacchetto di misure per la rigenerazione urbana, il rafforzamento dei controlli sulle case popolari e la semplificazione burocratica per rilanciare il settore dopo la fine del superbonus.
Sul fronte opposto, la Lega non arretra e rilancia la battaglia sul contributo straordinario degli istituti di credito, deciso nei mesi scorsi dal governo. Durante il Consiglio federale del partito, è arrivato un mandato unanime ai vertici per chiedere un incremento del prelievo, destinando le risorse aggiuntive a sanità, famiglie e imprese. «Chiederò un miliardo in più e mi auguro di non sentire più resistenze fuori luogo», ha dichiarato il senatore Claudio Borghi, proponendo di impiegare parte dei fondi anche per sostenere le forze dell’ordine. L’obiettivo, spiegano fonti della Lega, è garantire coperture certe per le misure sociali, ma anche per gli interventi sul pubblico impiego e la sicurezza. Tuttavia, al Ministero dell’Economia cresce la cautela: secondo i tecnici, un aumento eccessivo del contributo rischierebbe di frenare i prestiti e danneggiare la stabilità del sistema bancario.
Mentre da Palazzo Chigi trapelano aperture sulla possibilità di modifiche — «la norma non è irrinunciabile», fanno sapere fonti vicine al governo — resta alta la tensione nella coalizione. La Legge di bilancio, ancora in fase di limatura, dovrà infatti trovare un equilibrio tra esigenze politiche, sostenibilità dei conti pubblici e richieste dei partiti. Nelle prossime settimane, con l’arrivo del testo ufficiale in Parlamento, il confronto si sposterà nelle commissioni, dove Lega e Forza Italia sono pronte a giocare le proprie carte. Ma una cosa è già chiara: la manovra 2025 non nasce in un clima sereno.